Cannone sonico durante la manifestazione a Belgrado: 600 mila serbi chiedono la verità

Mobilitazione di massa dopo gli episodi di panico al corteo di marzo. La petizione è stata consegnata alla rappresentanza Onu a Belgrado

Stefano Giantin
Un momento della protesta in Serbia
Un momento della protesta in Serbia

Un mare di firme per chiedere verità. Non alle autorità nazionali, bensì alla comunità internazionale, che per i sottoscrittori dovrebbe lanciare un’inchiesta indipendente sul presunto uso di una misteriosa arma sonora durante la grande manifestazione popolare del 15 marzo scorso, a Belgrado. È la richiesta di quasi 600 mila cittadini serbi, che hanno appoggiato una petizione promossa dal movimento Kreni-Promeni, già in prima linea contro il progetto di estrazione del litio in Serbia.

La sottoscrizione è stata consegnata ieri all’Ufficio di rappresentanza delle Nazioni Unite a Belgrado: è il segnale che la società civile del paese balcanico considera la verità sui fatti del 15 marzo essenziale e comprova che in Serbia «c’è un alto livello di sensibilità civica», ha spiegato il leader di Kreni-Promeni, Sava Manojlović.

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La protesta a Belgrado lo scorso sabato

L’inchiesta che l’Onu dovrebbe contribuire a lanciare, ha continuato Manojlović, sarebbe allo stesso tempo rilevante perché l’uso di un’arma sonica contro dimostranti pacifici, se provato, potrebbe aprire un «vaso di Pandora» a livello globale.

Kreni-Promeni nel frattempo non è rimasta con le mani in mano, aprendo una propria indagine su quanto accaduto il 15 marzo. Sono state raccolte le testimonianze di 1.953 persone presenti all’incidente. Testimonianze, si legge sui documenti preparati dall’organizzazione, che suggeriscono che «le dimensioni» dell’episodio «sarebbero assai più ampie di quello che i video», diventati virali sui social, hanno suggerito.

Secondo quanto evidenziato da Kreni-Promeni, infatti, gli effetti dell’arma sonora avrebbero colpito manifestanti su oltre 1,2 chilometri, lungo tutto il viale Terazje e su Kralja Milana, con effetti negativi segnalati da alcuni anche in vie laterali.

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Impressionante colpo d’occhio della piazza Slavija, inquadrata dall’alto da un drone, che testimonia la vasta partecipazione alla protesta di domenica a Belgrado. Foto Arhiv Javnih Skupova

Gli effetti, si legge sempre nell’inchiesta di Kreni-Promeni, spaziano dal senso di ansia e panico, ben descritto dai video della folla che si “apre” in due come tagliata da una mano invisibile: una sensazione comune al 51% degli intervistati. Il 41% ha invece denunciato di aver sofferto di insonnia dopo l’incidente, il 36% di ipersensibilità ai suoni, il 33% di difficoltà di concentrazione e il 28% di incubi e reazioni collegate allo stress.

Un’altra inchiesta, con più di 4mila testimonianze, prodotta da alcune fra le più autorevoli Ong serbe, sarà resa pubblica invece mercoledì. Intanto, a Belgrado ha fatto discutere la denuncia del politico Cedomir Jovanović, che ha sostenuto di avere informazioni sul fatto che un’arma sonora sarebbe stata usata contro i manifestanti, ma non dalla polizia. —

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