Cocaina dal Sudamerica, l’impero dei clan balcanici

Un rapporto fa il punto sul ruolo sempre più importante nei traffici globali assunto dalle organizzazioni dell’area: da «pesci piccoli» a imprese strutturate

 

Stefano Giantin
Nei paesi balcanici le organizzazioni dedite allo spaccio di cocaina hanno un ruolo sempre più centrale nei traffici internazionali
Nei paesi balcanici le organizzazioni dedite allo spaccio di cocaina hanno un ruolo sempre più centrale nei traffici internazionali

Da decenni i Balcani arrancano nel percorso verso l’adesione alla Ue, le riforme tardano, nazioni che si guardano in cagnesco non riescono a sedersi al tavolo negoziale per far pace. Ma qualcuno nella regione non è rimasto con le mani in mano. E in vent’anni ha fatto passi da gigante, trasformandosi in un leader a livello globale.

È il triste record che riguarda le mafie balcaniche, diventate negli ultimi due decenni protagoniste indiscusse di un business criminale sempre più lucrativo: il traffico di cocaina dal Sudamerica all’Europa.

È questo il quadro che è stato tracciato da fonte più che autorevole, la Global Initiative Against Transnational Crime, che in un nuovo rapporto ha voluto fare il punto sui traffici di coca verso l’Europa e sul ruolo che i clan dei Balcani incarnano nel sistema che fa confluire tonnellate di stupefacenti dall’America del Sud al Vecchio continente.

Il rapporto

A che punto è la notte? Profonda, per polizie di mezzo mondo, mentre i criminali balcanici gongolano godendosi gli sporchi frutti di un lavoro certosino, maturato in vent’anni. Criminali, ha infatti svelato lo studio, che sono cresciuti dall’essere «pesci piccoli» nel traffico globale di coca fino a diventare «imprese prominenti» sfruttando «la fame insaziabile di droga in Europa», dove sono 3,5 milioni i consumatori di cocaina. Ma contano anche le capacità che le «imprese» hanno sviluppato negli Anni Novanta attraverso «addestramenti come paramilitari» e conoscenze dei metodi del «contrabbando» internazionale.

Il fenomeno

Gli anni Novanta sono stati proprio il periodo in cui gruppi criminali dai Balcani, come il tristemente celebre clan di Darko Sarić o il “Gruppo America”, un’organizzazione “multietnica”, hanno iniziato a operare in Sudamerica, per poi espandere le proprie attività a inizio 2000 e rafforzarsi sempre di più a partire dal secondo decennio del nuovo millennio.

Con nuovi protagonisti, come i montenegrini Kavaci e Skaljari, i bosniaci del cartello “Tito e Dino”, organizzazioni criminali albanesi - in testa gli “Abelo” - che hanno messo le mani sul traffico globale di coca. Traffico, ricordiamo, che ha avuto un boom tra il 2013 e il 2020, con la produzione di cocaina raddoppiata fino a duemila tonnellate.

La produzione è cresciuta in contemporanea a un altro fenomeno: le guerre tra clan colombiani, che hanno indebolito i mafiosi locali e permesso a quelli balcanici di irrobustirsi. E di prendere contatti diretti con i produttori, senza intermediari, utilizzando solo “broker” del posto, attivi in particolare in Colombia, Perù ed Bolivia. Senza violenza, usando la diplomazia e le mazzette. E pagando in contanti, un metodo che piace assai a chi produce la cocaina. Nel frattempo, hanno anche capito che è il caso di collaborare con colossi mafiosi in Europa, stabilendo così rapporti di “rispetto” reciproco con Camorra e ‘Ndrangheta, ma anche con reti olandesi-marocchine, evitando guerre con i pericolosi messicani.

I sequestri

A confermare crescita e importanza dei clan balcanici nel business, anche i sequestri di cocaina nei porti dell’Europa sudorientale, in gran parte a Durazzo e Bar, con più di 3,7 tonnellate confiscate in un decennio. Ma altri porti sono stati “attenzionati”, tra cui Varna (Bulgaria), Ploce e Fiume in Croazia, il Pireo e Salonicco, Costanza, in Romania. La vera porta per la cocaina in Europa, anche quella gestita dai clan balcanici, restano tuttavia Belgio, Spagna e Olanda, senza dimenticare Gioia Tauro. E, sempre secondo lo studio, l’80% della cocaina arriva in Europa via nave. Coi criminali balcanici sempre più attori globali.

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