Controlli ai confini, la Slovenia gela la Croazia sul ripristino di Schengen

Il ministro Poklukar: aumento significativo dei migranti dalla Croazia, fuori discussione per ora il ripristino di Schengen

Stefano Giantin
Un gruppo di migranti lungo la Rotta balcanica Archivio
Un gruppo di migranti lungo la Rotta balcanica Archivio

LUBIANA Un ritorno all’era di Schengen, quella della totale, libera circolazione senza frontiere? Per ora rimane una chimera, in quella che sembra essere ormai l’epoca dei controlli e di un ritorno di fiamma dei flussi migratori via Balcani. È lo scenario evocato dal ministro degli Interni sloveno, Bostjan Poklukar, che ha di fatto tarpato ogni speranza che i controlli temporanei ai confini con la Croazia possano essere aboliti a breve. «Non se ne può parlare, per la minaccia del terrorismo», ovvero a causa della tragedia in corso nella Striscia di Gaza e dell’aggressione russa all’Ucraina, ha spiegato, ma anche e soprattutto perché il «numero degli ingressi illegali in Slovenia» dalla vicina Croazia è «aumentato significativamente negli ultimi due mesi», il ragionamento di Poklukar a Bruxelles. E sembra essere proprio la questione dei migranti l’ostacolo più difficile da superare a Lubiana, per ripristinare Schengen.

Confini di nuovo aperti entro l’inizio dell’estate: il pressing della Croazia per il ritorno dell’area Schengen
La redazione
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, con il ministro degli Esteri croato Gordan Grlic Radman, a Zagabria,

I numeri in effetti raccontano di problemi crescenti. Secondo i dati ufficiali della polizia di Lubiana, nel solo mese di gennaio le forze dell’ordine slovene hanno registrato più di 3.400 ingressi irregolari dalla Croazia, contro i poco più di 2.500 dello stesso mese nel 2023, poi rivelatosi un anno con boom di arrivi. La gran parte è stata rilevata nell’area di responsabilità della polizia con base a Novo Mesto, che si occupa di vigilare sulla parte sudorientale della Slovenia.

Sarebbe l’effetto, questo, di una vera e propria “resurrezione” della Rotta balcanica, negli ultimi tempi «eccezionalmente attiva», ha confermato Poklukar, specificando che anche tutti gli altri Paesi attraversati dalla Balkan Route starebbero registrando quest’anno un incremento degli ingressi irregolari, mentre riemergerebbero criticità per gli ingressi in Paesi extra Ue - dove non c’è bisogno di visto - di finti “turisti”, che poi proseguono illegalmente verso l’Unione. Di certo, Lubiana non intende sospendere i controlli con Croazia e Ungheria che, ricordiamo, sono stati reintrodotti lo scorso ottobre e prolungati fino a giugno, una reazione a catena dopo la speculare decisione dell’Italia.

Ma non ci sono solo i controlli. Poklukar ha infatti ribadito la necessità di spedire agenti Frontex al confine con la Bosnia-Erzegovina, mentre sulla frontiera tra Bulgaria e Turchia, “limes” della Ue, sono attesi almeno 500 uomini dell’Agenzia Ue per la protezione delle frontiere a partire dal 20 marzo, ha confermato la stessa Frontex in questi giorni. In Slovenia, invece, è stato deciso l’allestimento di due centri temporanei per la registrazione di migranti e richiedenti asilo nell’area di Obrezje e Sredisce ob Dravi. E questi siti rimarranno attivi fino a tre anni, ha anticipato Poklular. «Dovevamo allestirli da qualche parte e il governo ha preso questa decisione», ha spiegato il ministro, ricordando il sovraffollamento che rende difficile le condizioni nei centri di Lubiana e Logac.

Ma nelle due località il nervosismo sta salendo. «Non era mai accaduto» che non ci fossero consultazioni, è una imposizione «dittatoriale», l’ha definita Ivan Molan, il sindaco di Brežice, uno dei due Comuni interessati dai nuovi centri, presso il valico con la Croazia. E anche il primo cittadino di Središče si è detto da parte sua «sorpreso e scioccato» dalla decisione del governo, soprattutto per il fatto che il secondo insediamento sarà collocato nel centro cittadino.

Riproduzione riservata © il Nord Est