Crescita esponenziale del granchio blu: in Istria pescatori in allarme
Anche oltreconfine danni a reti e habitat marino

POLA Nel mare della Croazia ha fatto la sua apparizione alla foce della Narenta nel 2004, poi 10 anni fa gli avvistamenti dei primi esemplari da parte dei pescatori istriani e ora il granchio blu (Callinectes sapidus Rathbun, 1896) sta lentamente colonizzando tutta la costa occidentale della penisola. Gli esperti di fauna marina dicono che sia arrivato da queste parti veicolato dalle acque di zavorra dei mercantili.
Ed essendo un predatore feroce sta minacciando l'intero ecosistema dell'Adriatico in quanto le sue prede preferite sono le specie ittiche autoctone, in particolare mitili, vongole, cozze, gli altri granchi compresi i “granzipori”. Questi ultimo sono molto apprezzati in Istria per l'ottimo brodetto che se ne ricava.
Oltre che a rappresentare una costante minaccia per gli altri abitanti del mare, il granchio blu è pure un incubo per i pescatori viste le sue chele molto taglienti che non si fermano davanti a reti o gusci e provocano enormi danni alle attrezzature di pesca. Tirando le somme dunque, un ospite sicuramente scomodo e indesiderato, gradito solamente a tavola in quanto ha una carne semplicemente squisita.
Alla luce di quanto detto finora per i biologi del mare l'imperativo è ridurne la popolazione, ma con quali mezzi? Con un pizzico di ironia si consigliano i requisiti della cucina, come la pentola e il mestolo proprio per la prelibatezza delle sue carni. Ultimamente fa capolino sui banconi delle pescherie istriane dove si vende al prezzo da 10 a 12 euro il chilogrammo, pressapoco alla pari delle orate e spigole di allevamento. Ed è anche preda ambita dei pescatori sportivi. A questo punto si può prevedere che ben presto il granchio blu entrerà nei menu dei ristoranti croati di un certo livello. E, magari, anche in quelli d’oltreoceano nel caso in cu la Croazia decidesse di seguire l’Italia e la Turchia, già molto forti sul fronte export, specie verso il mercato Usa.
Ma tornando al suo arrivo sulla costa istriana occidentale, oltre che le acque di zavorra dei grandi mercantili, si tirano in ballo anche in questo caso i cambiamenti climatici, in primo luogo il riscaldamento del mare che lo spinge verso l'Adriatico settentrionale. Si sa che per la sua esistenza ha bisogno dell’apporto di acqua dolce e quindi gli piace stare in prossimità delle foci dei fiumi. Del fenomeno si stanno occupando i due maggiori istituti oceanografici della Croazia, quello di Rovigno e di Spalato.
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