Croazia, cento prodotti a prezzi bloccati

Dopo l’ultimatum ai commercianti, il governo lavora su una lista di beni “calmierati” contro i rincari collegati all’euro
Stefano Giantin

BELGRADO. L’ultimatum lanciato dal governo a commercianti e negozianti scade oggi. O abbassate i prezzi a livelli accettabili dopo averli aumentati subito dopo l’introduzione dell’euro, o interveniamo, è il messaggio lanciato nei giorni scorsi dall’esecutivo di Zagabria. Esecutivo che non sta a guardare. E starebbe preparando una lunga lista di prodotti da “calmierare” per dare una mano a consumatori sempre più in difficoltà. Lo ha rivelato la stampa di Zagabria, che ha sostenuto che la leadership del Paese Ue starebbe considerando di fissare un tetto massimo per una corposa lista di prodotti alimentari e non, tenendo come base di riferimento non i prezzi del 31 dicembre 2022, ultimo giorno di corso legale della kuna, bensì il primo dicembre o addirittura il primo novembre dell’anno scorso.

La strada è giustificata da un precedente. «Già a settembre – ha ricordato una fonte governativa al quotidiano Jutarnji List – abbiamo frenato i prezzi di nove prodotti» essenziali per i cittadini «e ora possiamo farlo per 55, cento o addirittura duecento», ha anticipato la fonte, assicurando che «la misura è da giorni sul tavolo del governo». Nulla si sa, per ora, della composizione dell’elenco dei prodotti calmierati, ma includerà sicuramente beni di uso quotidiano. È certa invece la rabbia delle autorità verso alcune catene della grande distribuzione che, secondo la fonte, avrebbero beneficiato ad esempio del calmieramento dei prezzi dell’energia decisi dallo Stato. E invece che ricambiare il favore si rifarebbero ora sui consumatori, per mero profitto.

Per i “furbetti” dell’euro ci potrebbero essere anche punizioni più severe. A preannunciarle il ministro croato dell’Economia, Davor Filipović, che ha evocato lo scenario dell’abolizione dell’energia a prezzi ridotti per gli imprenditori e i commercianti che avrebbero approfittato dell’arrivo dell’euro per aumentare i prezzi. Mano dura è stata promessa anche dall’omologo croato della Guardia di Finanza, che ha promesso «ispezioni per raccogliere dati sull’ingiustificato aumento dei prezzi» e controlli «più diffusi».

Nel frattempo, sono tantissimi i croati che vivono nelle zone di confine e che, sfruttando questa volta i benefici dell’ingresso nell’area di libera circolazione di Schengen, fanno ora regolarmente la spesa in Slovenia, dove moltissimi prodotti costano di meno rispetto alla Croazia “post-kuna”. Si tratterebbe di un fenomeno «di massa» nelle zone di confine, ha raccontato la Tv pubblica croata. Fra i protagonisti dell’esodo per lo shopping, anche Kreso Beljak, leader del Partito croato dei contadini (Hss), che ha confessato di approfittare della vicinanza della Slovenia per sfuggire ai «vergognosi» prezzi della madrepatria. Prezzi dei prodotti «che sono determinati dal mercato e non sono sorpreso dagli aumenti» registrati dopo l’introduzione dell’euro, ha precisato Beljak, aggiungendo che toccherebbe allo Stato non «regolare i prezzi, ma assicurare salari più alti, in modo che la gente abbia un maggior potere d’acquisto, o, in alternativa, ridurre le tasse».

Nel frattempo, bisogna fare da soli. «Per me e per la gente di Samobor», una delle tante cittadine poco distanti dalla frontiera con la Slovenia, in termini di distanza «non c’è differenza tra l’andare a fare compere a Zagabria o in Slovenia. Ma in Slovenia – ha aggiunto Beljak, si spendono ad esempio 70 euro invece che cento. Lo ha verificato mia moglie, comunicandomi al telefono i prezzi, è vergognoso», ha aggiunto, citato dai media locali.

Non si disperano per gli aumenti invece i parlamentari croati. L’euro non ha portato ad alcuna lievitazione dei prezzi al ristorante del Sabor, il Parlamento di Zagabria. Anzi, alcuni prodotti sono stati resi più economici rispetto alla stagione della kuna.

Riproduzione riservata © il Nord Est