Croazia, cresce il salario minimo: si partirà da 970 euro al mese

Il premier: «Aumento del 15%». Le opposizioni: «Non basta, l'inflazione si mangia tutti gli incrementi»

Stefano Giantin
epa11663892 Croatian Prime Minister Andrej Plenkovic arrives for the European Council summit in Brussels, Belgium, 17 October 2024. EU leaders are meeting in Brussels to discuss Ukraine, the Middle East, competitiveness, migration and foreign affairs. EPA/CHRISTOPHER NEUNDORF
epa11663892 Croatian Prime Minister Andrej Plenkovic arrives for the European Council summit in Brussels, Belgium, 17 October 2024. EU leaders are meeting in Brussels to discuss Ukraine, the Middle East, competitiveness, migration and foreign affairs. EPA/CHRISTOPHER NEUNDORF

BELGRADO. Salario minimo: un miraggio in Paesi come l’Italia, ma non è stato introdotto neppure da Danimarca, Austria, Finlandia e Svezia. E invece, dove c’è, sale, come accadrà a gennaio in Croazia. L’aumento - sostengono critici e opposizioni - potrebbe però non bastare ad aiutare i meno abbienti a sbarcare il lunario, dopo l'esplosione del carovita post-2022.

A Zagabria comunque il governo di centrodestra ha annunciato, tra non poche polemiche, un nuovo aumento della “minimalna placa”: a partire da gennaio il salario minimo crescerà di 130 euro, dagli attuali 840 lordi al mese fino a 970 euro, così da renderlo più «decoroso» e «aiutare chi lo riceve», dato che parliamo «di un aumento del 15%», ha assicurato il premier Andrej Plenković. Plenković (che è anche leader del partito conservatore Hdz) ha ricordato inoltre che, dal 2016, la crescita è stata ancora più marcata, pari addirittura al 134%, passando dai 414 euro di otto anni fa ai 970 ora sul tavolo, mentre la paga oraria per gli studenti-lavoratori salirà fra qualche mese dagli attuali 5,25 euro a 6,06. Il salario minimo croato, ha spiegato sempre Plenković, è pari ora al 54% di quello medio nazionale e al 65% di quello mediano.

«Non è mai stato così alto né è mai cresciuto così rapidamente», ha detto la deputata dell’Hdz Majda Murić: «Durante il governo Milanović era salito di soli 29 euro, sotto Plenković di 556», ha aggiunto Murić evocando l’attuale presidente croato socialdemocratico. E nel 2015 l’esecutivo a guida «Sdp lo aumentò di 1,58 euro», uno schiaffo in faccia ai lavoratori più poveri, ha detto Murić.

Ma dipingere il quadro con pennellate troppo rosee non è piaciuto alle opposizioni. «I lavoratori avrebbero diritto a vivere decentemente del loro lavoro, ma questo non è il caso della Croazia di oggi», ha attaccato Marin Miletić (del partito Most), sottolineando come quei 970 euro lordi non siano nemmeno lontanamente sufficienti per una famiglia di quattro persone, senza dimenticare poi gli esclusi dalla misura, i pensionati a 270 euro al mese. L’esplosione del costo della vita – alimentari in testa - causata da crisi e guerra in Ucraina ha infatti impattato pesantemente anche tra Zagabria e Osijek e «l’inflazione mangia tutti gli aumenti: neppure i dipendenti del Parlamento possono più pagarsi un pranzo nel ristorante» del Sabor, è intervenuto il socialdemocratico Ivan Racan (Sdp), su una posizione sostenuta anche da influenti economisti.

Eppure anche quell’aumento definito insufficiente dalle opposizioni potrebbe mettere in difficoltà le aziende che hanno il maggior numero di lavoratori a salario minimo – sono circa centomila in tutta la Croazia -, ovvero quelle del manifatturiero e nell’agricoltura. Tuttavia, ha assicurato Plenković, abbiamo «dato mandato al Servizio per l’impiego affinché sviluppi misure per proteggere i posti di lavoro» e al contempo tali da “compensare” le imprese più impattate dalla misura. E si parla di aiuti alle aziende fino a 390 euro a dipendente, come ristoro per l’aumento del costo del lavoro.

L’aumento del salario minimo fa fare un balzo alla Croazia nella “classifica” dei Paesi che, nell’Europa centro-orientale, hanno introdotto misure simili. A fare da capofila la Slovenia (1.253 euro lordi), che ormai tallona la Spagna (1.323) e ha superato anche la “locomotiva” dell’Est, la Polonia (997). La Croazia dal prossimo anno farà invece meglio di Grecia (968), Romania (743), Ungheria (675) e anche delle extra-Ue Serbia (544) e Montenegro (533), mentre lontanissimi sono la Bulgaria (477) e l’Albania (389).

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