Croazia in area Schengen, code da record ai valichi con la Serbia e la Bosnia
Decine di migliaia di viaggiatori bloccati ai confini, molti di loro di ritorno dopo le festività nei Paesi in cui sono emigrati per lavoro

ZAGABRIA Code e tempi d’attesa ancora più lunghi del solito, nervosismo, rabbia. E accuse verso i vicini croati, da molti sospettati di far “pesare” il loro ultimo successo europeo, l’ingresso in Schengen, su chi rimane ancora fuori da tutto.
L’entrata della Croazia nell’area di libera circolazione Ue non fa felici tutti. Lo hanno scoperto, domenica ma anche ieri, decine e decine di migliaia di viaggiatori, in stragrande maggioranza emigranti di origine serba e bosniaca ma anche macedoni, kosovari e montenegrini, di ritorno nelle loro nuove patrie in Europa dopo le vacanze di Natale: tutti rimasti bloccati per ore e ore ai valichi di frontiera tra Bosnia e Croazia e fra Serbia e Croazia, in ingorghi-record che hanno interessato non solo i punti di passaggio principali, come il valico di Bajakovo sull’autostrada Belgrado-Zagabria, ma anche le dogane minori.

Scene, quelle che coincidono con il rientro in Europa dei “Gastarbeiter” balcanici d’estate e in inverno, che non sono certo una novità: ma quest’anno in moltissimi – e non solo i viaggiatori in coda – hanno collegato le attese eccezionali registrate in questi giorni alla recente entrata di Zagabria nell’area Schengen e ai controlli più serrati per superare il "limes" Ue. Attese che, ad esempio, hanno toccato abbondantemente le sei ore a Bajakovo, ma anche a valichi più piccoli, come Tovarnik o Ljuba, si è atteso a lungo di poter entrare in Croazia. E lo stesso discorso vale per i valichi tra Serbia e Ungheria, Paese già da anni in Schengen.
«Si sa qual è il problema, è che i croati si sentono Dio dopo essere entrati in Schengen», è uno dei commenti raccolti tra gli autisti in coda, stanchi e arrabbiati, dalle televisioni locali in Serbia. Anche sui social le lamentele si sono sprecate. «Siamo qui da quattro ore e tenuto conto della velocità con cui ci muoviamo ne serviranno altre dieci», ha scritto su Twitter l’utente Asperanski. «A Bajakovo siamo arrivati alle 18.40 e siamo rimasti fermi fino alle 8 di mattina», ha raccontato invece l’internauta dal nickname Don Nedeljko. «L’inclusione della Croazia nell’area Schengen ha portato il caos» ai valichi di ingresso con Paesi extra Ue, ha confermato anche anche il corrispondente dell’agenzia tedesca Dpa, Thomas Brey.
E che Schengen – o l’atteggiamento delle autorità croate – abbia avuto qualche impatto negativo è stato indirettamente confermato anche da Belgrado. Con una nota dai toni inediti, a muoversi domenica è stata persino l’Amministrazione delle dogane serbe, che ha fatto appello ai colleghi croati a “darsi una mossa”. Le code non dipendono da noi o dal comunque alto numero di persone in transito, ha assicurato la Dogana serba, ma dalla «lentezza» con cui lavorerebbero gli agenti di frontiera e i doganieri croati, ma anche magiari, particolarmente pedanti nel controllare documenti e bagagliai di chi entra nella zona Schengen. «La mole di traffico è sì grande, ma così lunghe attese non si vedevano nemmeno nella stagione turistica» estiva, hanno stigmatizzato i doganieri serbi in una nota, aggiungendo di non poter neppure consigliare più valichi alternativi, dato che anche quelli minori domenica sono collassati. Costringendo migliaia di persone ad attendere per ore e ore su strade secondarie di campagna, facendosi compagnia.
Ma l’isolamento dei Balcani extra-Ue e fuori da Schengen potrebbe peggiorare ulteriormente. Malgrado appelli caduti nel vuoto per introdurre un’eccezione, ad esempio per i serbi – come chiesto dall’allora presidente della Regione Debora Serracchiiani nel 2015 - da novembre entrerà in vigore anche per l’area balcanica il cosiddetto Sistema europeo di informazioni e autorizzazione di viaggio (Etias). Etias non è un visto, ma un nullaosta al viaggio che ogni cittadino extra-Ue dovrà ottenere online ogni tre anni, pagando una piccola imposta da 7 euro, una sorta di “screening” di sicurezza anticipato su chi entra in Europa. E malgrado le rassicurazioni, molte capitali Ue – tra cui Zagabria, ma non solo – hanno già anticipato che i tempi di controllo ai valichi potrebbero essere «significativamente più lunghi» che in passato.
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