Croazia in Eurozona, l’Istria è senza confini: «Una terra unita come è sempre stata nelle nostre anime»

Fra selfie, passaggi di auto e bici, e il nuovo cartello plurilingue dopo il ritrovo di mezzanotte a Sicciole
Mauro Manzin
Il selfie a Sicciole. Foto Andrea Lasorte
Il selfie a Sicciole. Foto Andrea Lasorte

Capodanno 2023, fermo davanti al confine tra Slovenia e Croazia guardo i chioschi vuoti del controllo documenti sul Dragogna. Le sbarre sono sparite. È sparito il confine. E tra la nebbia umida della mattina nella mente passano i versi del poeta livornese Giorgio Caproni: «Confine, diceva il cartello. / Cercai la dogana. Non c’era. / Non vidi oltre al cancello / ombra di terra straniera».

L’orgoglio della Croazia al doppio traguardo di Schengen e Eurozona
La redazione
Il ministro croato Goran Grlić-Radman alza la sbarra a Goričan; Croazia, primo gennaio. Foto Lapresse

Da ieri (domenica primo gennaio 2023) nell’Istria non c’è più «ombra di terra straniera», «hanno cancellato le barriere materiali - mi spiega più tardi in un’atmosfera quasi primaverile il vicesindaco di Umago, Mauro Jurman - ora c’è un’unica Istria che appartiene sì a tre Stati (Italia, Slovenia e Croazia ndr.) ma è finalmente come è sempre stata nelle nostre anime: senza confini».

E quanto la caduta delle barriere ai valichi per l’ingresso della Croazia nell’Area Schengen sia importante per la gente istriana lo ha dimostrato la grande partecipazione di popolo alla festa che si è svolta proprio a mezzanotte al valico di Sicciole assieme a tutte le cariche istituzionali della regione. Sono volati i tappi delle bottiglie di Champagne (tanti tappi ergo tante bottiglie) anche perché la festa era doppia: un brindisi per Schengen e uno per il contestuale ingresso nell’Eurozona. Già e l’euro? «Vedremo» e quanto ci sentiamo ripetere. Pavel, 64 anni, a spasso con la nipotina nella sua carrozzina fa il dentista.

È di Zagabria, ma ha acquistato casa a Buie, è felice per la caduta dei confini, ma per il cambio della valuta teme «che in Croazia si possa ripetere quanto avvenuto in Italia dove, dopo qualche mese, 10 mila lire erano diventate 10 euro facendo perdere di colpo così il 50% del valore d’acquisto ai cittadini». «C’è già l’inflazione alle stelle - sospira - se poi si vorrà fare i furbi trasformando 7 kune in 7 euro allora saremo tutti più poveri». Poco più avanti Mario, pensionato 70enne infila la tesserina nel bancomat. È emozionato. «Funziona», esclama e si passa tra le mani le banconote in euro come fossero preziosi sesterzi. Dietro l’angolo un’enorme targa rigorosamente bilingue celebra la visita di Tito a Buie del 21 novembre 1954 di fronte al monumento che ricorda i partigiani caduti nella guerra di liberazione dal nazifascismo. Insomma ieri, oggi e domani.

Ma i più felici della caduta dei confini sono i lavoratori transfrontalieri come Pavel, 64 anni che fa il cameriere a Portorose. E poi basta con le chilometriche code durante la stagione turistica, «ma è indispensabile - avverte il sindaco di Buie, Fabrizio Vižintin - che ora la Slovenia concluda i suoi collegamenti autostradali con la Croazia e con l’Istria. Ne abbiamo discusso in queste ore con i colleghi sloveni perché facciano la dovuta pressione sul governo di Lubiana, altrimenti l’area tra Pirano e Isola diventerà un vero e proprio collo di bottiglia con di nuovo i turisti in coda». Ottimista resta Loris, 41 anni, titolare di un bar che dà sulla piazza di Umago a fianco della chiesa sul cui campanile chiara appare ancora l’effige del leone di San Marco. «Se non altro - spiega - ora i turisti sapranno quanto spendono senza dover fare complicati calcoli mentali». Ma l’importante, anche se lui sornione non lo dice, è che spendano.

Arrivo a Sicciole accompagnato da un pallido sole. Poliziotti croati raccolgono le bottiglie (vuote) della festa di mezzanotte. Passa un gruppo di biker e iniziano tutti a sgassare con le moto, uno alza le braccia al cielo e con le mani fa il chiaro gesto che “non c’è” più il confine, le auto che li seguono suonano il clacson. Più in là un gruppo di turisti veneti si fa dei selfie al confine senza più sbarre dove una tabella scritta in croato, sloveno, italiano tedesco e inglese recita: «Passaggio libero».

La Croazia entra in Schengen, la festa al confine

Eppure quella libertà sembra un po’ la figlia di un teatro dell’assurdo della diplomazia. Il confine tra Slovenia e Croazia non è ancora definito. Anzi, lo è per Lubiana che segue la sentenza dell’arbitrato internazionale sulla questione, non lo è per Zagabria che quell’arbitrato non riconosce. Insomma si celebra la cancellazione di un confine che non c’è, dal punto di vista del diritto internazionale. Un confine nato 32 anni fa dietro una contadina che raccoglieva le patate mentre una ruspa dell’Esercito sloveno segnava il nuovo limes attraverso il suo campo.

Era settembre 1991. I soldati croati e sloveni, niente più che giovani gardisti, si guardavano minacciosi. Oggi un ibis immobile su una zampa immersa nel limo delle saline osserva i tempi della storia. Nessun fiore sboccia sulla riva del Dragogna dove annegò una profuga 12enne. Il reticolato tra Slovenia e Croazia resta lì. Arrugginito, senza senso. «Tanto più un Paese costruisce muri e barriere per difendere i propri valori - scrisse Hans Enzenberger - tanto meno avrà valori da difendere».

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