L’annuncio del governo: Croazia libera dalle mine entro il marzo 2026
Speso un miliardo per la bonifica degli ordigni collocati fra 1991 e 1995. Nel dopoguerra si sono contati 207 decessi causati da esplosioni

Entro il primo marzo 2026 la Croazia sarà liberata dall’incubo delle mine, disseminate durante il conflitto tra il 1991 e il 1995. Lo ha fatto presente in Parlamento il vicepresidente del governo e ministro dell’Interno, Davor Božinović, aggiungendo subito che lo sminamento ha visto finora la Croazia spendere la somma di un miliardo di euro, a cui si devono aggiungere le centinaia di milioni stanziate da paesi e istituti vari.
Centinaia di vittime post-belliche
Uno dei più stretti collaboratori del premier Andrej Plenković, nel presentare la relazione sulla bonifica delle mine svolta nel corso del 2024, ha riferito che l’anno prossimo lo Stato croato si affrancherà finalmente da questa terribile eredità del conflitto, atto che significherà «la vittoria della vita sulla morte», ha detto. Non si può dargli torto: dalla fine delle ostilità, 30 anni fa, negli incidenti causati da questi micidiali ordigni e nelle operazioni di sminamento, sono rimaste coinvolte 650 persone, di cui 207 sono decedute e tra queste 6 erano bambini.
Gli artificieri morti
A perdere la vita sono stati 40 artificieri. «Ci fa enorme piacere che nel 2023 non vi sia stato neanche un incidente provocato dalle mine in Croazia – ha riferito il ministro –- e questo conferma l’efficienza del nostro sistema, con il lavoro di bonifica che dovrà ancora riguardare una cinquantina di chilometri quadrati. Tra un anno o poco meno, potremo dire che escursionisti, cacciatori, pastori, raccoglitori di funghi e piante varie, semplici amanti della natura, potranno circolare senza il timore di esplosioni, morti, ferimenti, tragedie».
Episodi isolati
Božinović non poteva però non aggiungere un’informazione importante, rilevando che «dopo marzo 2026 potrebbe comunque restare in giro qualche raro residuato bellico, sia perché non rinvenuto dagli artificieri, sia perché lasciato in natura da gente incauta». Così avvenne nel luglio del 2005 nell’isola dalmata di Lissa (Vis), che si credeva da anni affrancata dalle mine. Invece lo scoppio di un ordigno ferì gravemente un turista olandese, facendolo finire in ospedale a Spalato. Riuscì a cavarsela, ma l’episodio rimase un monito, un avvertimento a cui prestare attenzione da parte di chi si trova nelle ex aree calde del conflitto croato – serbo. Aree che, sarà bene sottolinearlo, non hanno riguardato l’Istria, il Quarnero e le isole nordadriatiche, regioni dove non si è mai avuto a che fare con campi minati.
Gli ultimi sminamenti
Le ultime due contee (regioni) adriatiche dove è stata portata a compimento la bonifica sono il Sebenzano (fine 2023) e lo Spalatino, dove da mesi non c’è più alcuna zona a rischio mine. «Prossimamente celebreremo l’evento a Spalato» ha assicurato Božinović. Se alle vittime del dopoguerra aggiungiamo le persone decedute durante la Guerra patria, come in Croazia viene chiamato il conflitto contro gli indipendentisti serbi, la cifra complessiva sale a 526 decessi, un prezzo molto alto che il giovane paese ha dovuto pagare per uscire dalla Federativa jugoslava. —
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