Croazia, militari per Kiev con la Nato: è scontro fra presidente e premier
Milanović si oppone all’invio dei soldati. Plenković: lavora per gli interessi della Russia
Una lotta continua e sopra le righe, avvelenata da accuse pesantissime e colpi sotto la cintura mentre un Paese intero osserva sconcertato l’ultima fase di quella che sarà ricordata come la peggior “cohabitation” della storia europea. Coabitazione, quella tra il presidente socialdemocratico croato Zoran Milanović e il premier di centrodestra Andrej Plenković, che ormai ha raggiunto livelli da separati in casa.
La causa principale dello scontro continua a girare attorno al delicato tema della partecipazione di militari croati a una missione Nato di sostegno logistico all’Ucraina, in Germania.
È la cosiddetta Nsatu, fortemente avversata da Milanović perché a suo dire trascinerebbe la Croazia direttamente nel conflitto con la Russia, difesa invece a spada tratta da Plenković.
Questa sorta di Guerra dei Roses si è inasprita ulteriormente in questi giorni, dopo che Milanović, in veste di comandante supremo dell’Esercito, ha ordinato al capo di stato maggiore Tihomir Kundid di disertare una sessione della commissione parlamentare Difesa per evitare «un mai visto tentativo di rapimento politico del capo delle forze armate» da parte del governo.
Decisione «autoritaria e non democratica», anzi un «colpo di stato», la replica di Plenković, che ha suggerito che il generale Kundid avrebbe potuto, in commissione, sciogliere ogni dubbio sull’effettivo compito dei soldati croati nella Nsatu, smentendo Milanović.
Le accuse contro Milanović
Dopo il gancio di Plenković un nuovo rovescio di Milanović, che ha apertamente accusato il rivale di volere, dopo aver vanamente tentato lo stesso nientemeno che «con l’esercito», «mettere al proprio servizio» anche «gli apparati di sicurezza», il Soa. Perché? Per fare «come negli Anni ’90, quando i servizi venivano usati per perseguitare giornalisti e avversari politici».
Il riferimento al Soa è collegato alle accuse rivolte a Milanović di essere un filorusso, col ministro degli Esteri croato Grlić Radman che ha persino sostenuto che la sua campagna di candidato alla rielezione a dicembre sia finanziata da Mosca. Insinuazioni che hanno spinto il partito di Milanović, l’Sds, a chiedere al Soa di fare chiarezza; e il Soa ha risposto di non aver prove in questo senso.
Le accuse contro il governo
Allo stesso tempo, accuse altrettanto insolite erano state rivolte dai sodali di Milanović contro il governo, imputato di essere «sottomesso» a Bruxelles e di aver condotto una «politica di tradimento» degli interessi nazionali.
Lo stop al generale Kundid? Per evitare che fosse «trasformato in un interprete e portavoce degli interessi politici e delle ambizioni» del governo, ha sostenuto Milanović. Non fare venire Kundid in commissione, così ancora Plenkovic, è solo la conseguenza delle paure del capo di Stato, che avrebbe timore che «le sue menzogne vengano smascherate» da una personalità credibile come Kundid. E ha poi definito Milanović un «utile idiota», celebrato a Mosca perché «lavora per gli interessi» della Russia.
In Parlamento
Le schermaglie si sono poi spostate sul ring del Parlamento di Zagabria, il Sabor, chiamato domani (venerdì) a discutere della Nsatu e a cercare di superare il veto presidenziale all’invio di militari croati nella missione.
Tentativo dall’esito incerto, dato che servono 101 voti. A infiammare la seduta le nuove accuse di Milanović, che ha scritto che Plenković avrebbe di fatto confermato che la missione Nato avrà soldati pure «sul territorio dell’Ucraina». Menzogne, la replica del premier, che ha bollato come «debole e vigliacca» la posizione del presidente. L’opposizione e Milanović «mentono tutto il tempo», ha aggiunto. E l’infinita battaglia continua. —
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