È guerra fra narcos in Montenegro: due morti e tre feriti in un attentato

BELGRADO. Due morti sul terreno, tre feriti gravi, di cui uno in pericolo di vita. E un Paese che assiste scioccato a una vera e propria strage, che ha tutti i contorni di un regolamento di conti mafioso, forse il la all’escalation di una guerra tra malviventi che sembrava placata. Sono i contorni del grave fatto di sangue che si è registrato ieri mattina a Cetinje, in Montenegro, storica cittadina – fu la prima capitale del regno del Montenegro - dove poco dopo le nove di mattina un’esplosione ha ucciso due persone, provenienti dal milieu criminale locale. Tre i feriti, pare passanti, tra cui una anziana, che sta lottando in ospedale per la vita.
Bomba o esplosivo
Lo scenario da Palermo Anni Settanta o da Bogotà è stato causato da una bomba o da dell’esplosivo piazzato sotto un’automobile parcheggiata nel centro della cittadina, una Mercedes con targa di Podgorica. La deflagrazione, molto potente – ha quasi abbattuto un albero e rotto i vetri dei palazzi circostanti - è stata pensata per eliminare due persone, appartenenti al cosiddetto clan di Skaljari, da anni in guerra con il gruppo nemico di Kavac, due fra le organizzazioni criminali più pericolose dei Balcani.
Due uccisi membri del narcoclan
La stampa locale ha infatti svelato che i due uccisi, tali Petar Kaludjerovic e Dragan Roganovic, sarebbero proprio membri del narcoclan di Skaljari e che il peggio «era atteso» dopo «il rilascio» di molti appartenenti ai clan nei mesi precedenti, ha scritto il Vijesti. «Comprendiamo lo choc dei cittadini, soprattutto in casi in cui abbiamo delle vittime, questa è la linea rossa», il commento del capo della polizia, Aleksandar Radovic, che ha detto che quello di ieri è «un giorno che non si deve ripetere», confermando che si è trattato di un regolamento di conti. «Abbiamo il dovere di combattere il crimine organizzato e la violenza, in ogni luogo, in ogni città, in tutte le vie del Montenegro» e anche se «la battaglia non sarà facile, lo Stato vincerà», ha promesso.
Attentato di stampo mafioso
Funzionari delle forze dell’ordine hanno poi corroborato la pista dell’attentato di stampo mafioso, suggerendo che gli uccisi siano stati pedinati a lungo dai killer, per capire le loro abitudini. E poi eliminarli nel momento più adatto. Le indagini, ora, dovranno far luce sul movente e sui possibili artefici dell’attentato, ma in Montenegro sono già cresciuti i timori di un esacerbarsi del conflitto tra clan rivali della locale mafia, che hanno preso le armi gli uni contro gli altri già dal 2014, lasciando sul terreno – non solo in Montenegro, ma anche in Serbia, Turchia e anche in Paesi Ue – circa una cinquantina di avversari.
La miccia della guerra
La miccia della guerra tra quello che fu il clan di Kotor, per anni unito, poi divisosi in Skaljari e Kavac, sarebbe stata la scomparsa, da un appartamento di Valencia, di 2-300 kg di cocaina – una delle “specialità” criminali dei clan del Montenegro, fatto generatore di sospetti reciproci e vendette. Il primo a cadere, a Belgrado, il membro di Skaljari Goran Radoman, seguito da tanti altri, fino alla strage di ieri. Guerra fra clan nemici che, aveva avvertito l’anno scorso la Global Iniatitive against Transnational Organized Crime (gitoc), non ha tuttavia «minato il loro ruolo nel traffico internazionale di cocaina», che vede appunto le due famiglie continuare nel business della coca, seppur su strade separate. Guerra – ma anche le operazioni di polizia e magistratura in Montenegro e all’estero, molto efficaci soprattutto nel 2021 - «che hanno indebolito i clan». Ma la cocaina è un affare troppo lucroso per ritirarsi. E Skaljari e Kavac non mollano la presa.
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