In tre mesi espulsi 15 croati: Zagabria scrive a Belgrado, informata l’Ue

In Serbia cittadini residenti nel Paese giudicati «un pericolo per la sicurezza». Il motivo sarebbe l’appoggio alle proteste degli studenti

Stefano Giantin
Aleksandar Vučić (Epa)
Aleksandar Vučić (Epa)

Quattro negli ultimi giorni e quindici casi in totale in tre mesi. Sono i numeri di un fenomeno preoccupante, che riguarda la Serbia, Paese dove si registrano casi quantomeno controversi, che gettano lunghe ombre sullo Stato balcanico. E sulle sue aspirazioni all’ingresso nella Ue. Fenomeno che riguarda ordini di espulsione emessi contro cittadini croati, regolarmente residenti in Serbia, per fumosi rischi per la “sicurezza” nazionale, in realtà perché colpevoli di aver partecipato o sostenuto le proteste degli studenti serbi, hanno suggerito i media non filogovernativi.

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Una delle manifestazioni che si stanno susseguendo a Belgrado (foto Epa/Cukic)

A confermare il caso è stato l’ambasciatore croato in Serbia, Hidajet Biščević, che ha parlato di «preoccupazione» crescente, senza tuttavia «speculare sui motivi» che si nascondono dietro le espulsioni. Espulsioni che, tuttavia, hanno riguardato anche personalità in vista, come un rappresentante croato della Camera di commercio, dunque un «rappresentante ufficiale» di Zagabria all’estero, ha precisato Biščević, parlando con media autorevoli come la Bbc serba.

E pure una giovane donna croata, Arien Stojanović Ivković, un altro caso che ha scioccato in molti, in Serbia. Ivković, infatti, vive in Serbia da 12 anni, è sposata con un serbo, a Belgrado ha completato gli studi di medicina e lì lavora ed è pure madre di una bambina. Ma anche lei ha ricevuto dalla polizia un documento che la bolla come «un rischio inaccettabile per la sicurezza» e le dà dunque una settimana per andarsene, con un anno di divieto di ingresso, ha rivelato la donna.

Ivković ha suggerito che il “vulnus” potrebbe essere stato il suo sostegno alle proteste degli studenti e critiche a Vučić su Instagram. Ora però ai dubbi è subentrata la paura. «Abbiamo una figlia piccola che qui va all’asilo, ho un lavoro, adesso abbiamo pochi giorni per andarcene e ci chiediamo» se la bimba «sarà separata da me o dal padre», ha denunciato Ivković alla Tv N1, aggiungendo di sapere «che ci sono stati altri casi» simili.

Il numero è stato poi fatto dall’ambasciatore Biščević. Fra i quindici, ci sarebbero anche i cinque esponenti di Ong espulsi dopo aver partecipato a un workshop della Fondazione Erste a gennaio, assieme ad altri stranieri, una mossa che aveva provocato l’ira di Zagabria e l’invio di una nota di protesta ufficiale.

Un caso speculare avrebbe riguardato il pianista Davide Martello, espulso dopo essere entrato in Serbia con un timbro “sbagliato” sul passaporto, ma a suo dire solo perché colpevole di aver suonato il suo strumento durante una manifestazione di dissenso a Nis, conferma l’interessato al Piccolo. Ma è il caso Ivković l’affaire che più fa discutere al momento, preoccupando gli “expat” a Belgrado e gli studenti serbi, che hanno protestato «contro le espulsioni» di stranieri. Affaire che ha fatto andare su tutte le furie Zagabria. Zagabria, ha così svelato il ministro degli Esteri croato Gordan Grlić Radman, che ha inviato una nuova nota a Belgrado, chiedendo «le ragioni di questo comportamento ed esprimendo preoccupazione perché questo non è un fatto isolato». «Negli ultimi mesi sono stati registrati addirittura 32 casi di espulsioni o divieti d’ingresso in Serbia per cittadini croati», ha spiegato Grlić Radman, specificando di non aver ricevuto ancora risposte da Belgrado.

«Chiediamo chiarimenti alle autorità serbe, la Croazia condanna questi comportamenti» e ha informato anche la Ue sulla questione, ha sottolineato da parte sua il premier croato, Andrej Plenković.

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