Non c’è l’accordo tra Fpö e Övp: l’Austria non avrà un cancelliere di estrema destra

Respinto l’ultimatum dei popolari, il sovranista Kickl ha rinunciato all’incarico. Possibile governo tecnico o di minoranza, ma non si escludono nuove elezioni

Marco di Blas
Il leader dell’Fpö, Herbert Kickl, che mercoledì 12 febbraio ha rinunciato all’incarico
Il leader dell’Fpö, Herbert Kickl, che mercoledì 12 febbraio ha rinunciato all’incarico

L’Austria non avrà un cancelliere di estrema destra. Almeno per ora. Le trattative in corso da oltre un mese tra l’Fpö (estrema destra sovranista) e Övp (partito popolare) si sono inceppate su temi ritenuti da entrambe le parti non negoziabili. Riguardano soprattutto la politica estera dell’Austria, i rapporti con l’Unione Europea, l’atteggiamento nei confronti della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia. Ovviamente c’è anche dell’altro: la concezione dello Stato di diritto, la libertà di informazione, l’indipendenza della magistratura.

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La redazione
Il leader del partito di ultradestra Herbert Kickl ha avuto il mandato dal presidente austriaco di formare il governo

Su questi temi le posizioni dell’Fpö assomigliano molto a quelle di Viktor Orban, che, non per caso, è stato il primo capo di governo straniero a essere ricevuto al Parlamento di Vienna, presieduto ora da un esponente dell’estrema destra. Dopo una settimana di battibecchi e insulti reciproci scambiati via social, la goccia che mercoledì 12 febbraio ha fatto traboccare il vaso è stato l’ultimatum inviato dall’Övp all’Fpö, con una serie di proposte per la composizione del nuovo governo. Prevedevano, tra l’altro, l’assegnazione al Partito popolare dei Ministeri delle Finanze e degli Interni, con scorporo dal secondo dell’agenda per l’immigrazione, da riservare all’Fpö. L’ultimatum scadeva alle 11 ed è stato respinto.

A questo punto la rottura era inevitabile. Nel primo pomeriggio Herbert Kickl, segretario dell’Fpö, ha comunicato la rinuncia all’incarico di formare il governo e ne ha dato comunicazione al Capo dello Stato, Alexander Van der Bellen. Quel che accadrà ora è impossibile da prevedere. La via più logica sarebbe quella di nuove elezioni. Ma non si escludono soluzioni diverse. Si ipotizza un governo tecnico o un governo di minoranza a guida Övp, con appoggio esterno di socialdemocratici (Spö) o Neos (liberali di centro), che da giorni avevano manifestato la loro disponibilità, pur di evitare all’Austria un cancelliere di estrema destra.

Per capire come si sia arrivati a questo punto, però, può essere utile riavvolgere il nastro e tornare ai risultati delle elezioni di settembre. L’Fpö è il primo partito, con il 28,82%. Il Capo dello Stato, però, non conferisce al suo leader Kickl l’incarico di formare il governo, dato che tutte le altre forze politiche si erano già dichiarate indisponibili a governare con l’Fpö. L’incarico, così, va a Karl Nehammer, cancelliere e segretario dell’Övp.

Il suo partito è secondo, con il 26,27%, ma il distacco dall’Fpö è minima. Nehammer accetta l’incarico e avvia immediatamente trattative con Spö e Neos, che però si trascinano faticosamente per tre mesi e alla fine si arenano, soprattutto per l’intransigenza dei socialdemocratici. Ai primi di gennaio Neos lascia il tavolo delle trattative e subito dopo anche gli altri due partiti gettano la spugna. Visto il fallimento, Nehammer si dimette dalla guida dell’Övp e persino dalla cancelleria, tanto che deve essere sostituito dal ministro degli Esteri, Alexander Schallenberg.

È a questo punto che l’Fpö ritorna in ballo. Van der Bellen assegna a Kickl l’incarico di formare il governo e questi trova la disponibilità a parteciparvi nell’Övp. È ben vero che anche l’Övp fino al giorno prima aveva escluso un’alleanza con l’estrema destra, ma l’uscita di scena di Nehammer e l’arrivo di un nuovo segretario, Christian Stocker, rende meno imbarazzante il voltafaccia. Tuttavia le ragioni di dissidio – ad alcune delle quali abbiamo fatto cenno sopra – permangono e, dopo quattro settimane di confronto, come abbiamo detto, hanno portano mercoledì 12 alla rottura. 

 

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