Il giurista Jovanović che sostiene la protesta in Serbia: «Governo ad interim per garantire sulle elezioni»
Tra i fondatori del movimento ProGlas, il giurista Jovanović sostiene la protesta. «Vučić autocrate pronto a tutto»

La via per uscire dalla gravissima crisi in Serbia? È solo una: quella della formazione di un governo transitorio, composto da tecnici e personalità di spicco, che riveda le regole del gioco. E prepari il terreno per una gara che sia veramente regolare e all’insegna del fair play, alle urne. È la ricetta che suggerisce al Piccolo Miodrag Jovanović, uno dei più stimati giuristi serbi, professore di Legge all’Università di Belgrado, ma anche tra i fondatori e le anime di ProGlas, iniziativa civica composta dall’eccellenza del mondo intellettuale e della società civile, che da anni si batte per stato di diritto, libertà di espressione, contro l’oligarchia politica e soprattutto trasparenza e responsabilità.
Professore, la Serbia sta osservando le più massicce e lunghe proteste della sua storia recente. Sorpreso dalle dimensioni del fenomeno e dal fatto che i giovani e gli studenti siano alla testa di questo movimento?
«Mentirei se dicessi che non ne sono stato sorpreso, ma piacevolmente. Ho abbracciato rapidamente la causa e ho accresciuto le mie aspettative per quanto riguarda quello che le manifestazioni possono ottenere. Questa è ovviamente la conseguenza del fatto che la mia generazione non è riuscita ad avere successo combattendo le stesse battaglie per una società migliore».
Come rispondere all’accusa del presidente Vučić secondo cui le manifestazioni sono un tentativo di “rivoluzione colorata”, orchestrata dall’estero, contro un governo democraticamente eletto?
«Come per altre accuse di Vučić riguardanti le proteste, questa era una strategia di propaganda per dissuadere quante più persone possibile dal sostenere le dimostrazioni. Ha fallito clamorosamente. Nonostante le dimensioni delle proteste, le autorità al potere sembrano non voler o non essere in grado di soddisfare le richieste degli studenti».
Crede che le elezioni anticipate, evocate più volte da Vučić, potrebbero offrire una soluzione?
«Crediamo tutti in un’uscita istituzionale da questa profonda crisi politica. Nessuno chiede un cambio di governo rivoluzionario. Quindi, le elezioni sono un’ovvia opzione. Ma non sotto le regole e i controlli del regime di Vučić».
ProGlas ha proposto l’idea di istituire un governo di transizione, prima di tenere nuove elezioni. Perché un tale strumento potrebbe essere utile per la Serbia?
«Perché le elezioni organizzate dal regime di Vučić sono state truccate più volte e le loro irregolarità sono state confermate dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Osce. La strategia di uscita si trova in un governo ad interim che creerebbe le condizioni per l’attuazione delle richieste degli studenti e l’organizzazione di elezioni il più possibile libere ed eque».
Pensa che ci sia qualche possibilità che Vučić accetti alla fine la formazione di un governo di transizione? In caso contrario, come immagina l’evoluzione della crisi?
«Conoscendolo bene, nessuna soluzione può essere esclusa. Fino a pochi giorni fa ripeteva che un governo di transizione può essere formato solo sul suo cadavere. Subito dopo ha invece detto che si può immaginare un governo di transizione se la maggioranza parlamentare al potere decide di non seguire i suoi consigli».
L’Ue e l’Occidente in generale sembrano piuttosto restii a impegnarsi nella crisi in Serbia. È d’accordo con questa visione? Che ne pensa?
«È un peccato che l’Ue continui a preferire la stabilocrazia, che ovviamente favorisce autocrati come Vučić. Ma il fatto è che non c’è più una stabilità da sostenere. Mi aspetto che l’Ue alla fine si schieri fermamente con le attese della maggioranza della società serba. Altrimenti, il sostegno in Serbia all’adesione all’Unione diminuirà drasticamente. E già oggi non è troppo grande».
Un’ultima domanda: è preoccupato che le autorità, sentendosi assediate, possano ricorrere alla violenza? O che le stesse proteste possano trasformarsi in violente?
«Quando hai a che fare con un autocrate disposto a conservare il potere a qualsiasi costo, sarebbe irrazionalmente stupido escludere la possibilità di una risposta violenta da parte del regime. Abbiamo appena appreso che durante la manifestazione del 15 marzo a Belgrado una sorta di dispositivo sonico è stato utilizzato contro dimostranti pacifici. Tuttavia, credo fermamente che ricorrere alla coercizione si rivolterebbe come un boomerang contro Vučić. Spero quindi sinceramente che prima o poi si renda conto che un governo ad interim è un male minore anche per lui».
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