Guerra delle targhe: il Kosovo dice no a proroghe per i serbi

BELGRADO Una nuova tempesta rischia di infiammare l’asse tra Serbia e Kosovo. E preoccupa pure l’Ue. È quella che riguarda le targhe automobilistiche, “guerra” scoppiata la scorsa estate e poi rientrata grazie alle pressioni occidentali, provocata dalla volontà del governo di Pristina di imporre ai serbi del Nord del Kosovo di sostituire le proprie targhe con i simboli serbi con quelle ufficiali kosovare. «Aspettate ancora dieci mesi», la richiesta di recente inviata da potenze come Usa e Ue recapitata a chi conta nei corridoi del potere a Pristina, ma il Kosovo non vuole pazientare.
«Abbiamo già fatto slittare il termine, oltre il 31 ottobre» non si va, ha confermato il premier kosovaro Albin Kurti, che ha definito le vecchie targhe serbe – e quelle approvate dall’Onu ancora in uso – come un «retaggio dell’era di Milošević, da convertire con quelle legali». E non si tratta di una banale procedura burocratica e di qualche ora da trascorrere alla motorizzazione. Sono ancora 10 mila circa i serbi del Kosovo che ancora circolano con le vecchie targhe con le sigle di città un tempo in Serbia, come Pristina, Prizren, Pec e Djakovica, emesse dalle autorità di Belgrado negli ultimi anni. E che, malgrado il rischio di multe o di confisca dei veicoli, non sembrano avere alcuna intenzione di reimmatricolare le proprie auto riconoscendo così l’autorità del Kosovo. La decisione di Pristina è «legittima», ha ribadito nel frattempo il portavoce della Commissione europea, Peter Stano. «La transizione procede regolarmente e sono certa che si troverà una soluzione attraverso il dialogo», ha auspicato la presidentessa Ursula von der Leyen, ieri a Pristina in una delle tappe del suo tour balcanico. Ma si eviti una crisi come quella osservata in estate, ha aggiunto. Ma la situazione potrebbe in realtà andare presto fuori controllo.
Lo confermano le tensioni crescenti che si stanno registrando tra i serbi del Kosovo, pronti a salire sulle barricate a partire da novembre – barricate dove, ha confermato la missione Eulex, a luglio si sono viste circolare anche armi. Ma il quadro negativo è confermato anche dalle azioni di «gruppi criminali» serbi attivi a nord contro le targhe, ha sostenuto ieri Pristina. E intanto il presidente serbo Vučić avvisa che non saranno tollerate violenze contro i serbi.
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