Il Kosovo rimuove i cartelli stradali in cirillico, l’alfabeto serbo

BELGRADO Si chiude positivamente un capitolo, quello della proprietà dei terreni del monastero serbo ortodosso di Decani, e se ne apre un altro, altrettanto pesante e potenzialmente esplosivo. In Kosovo si sta preparando una vera e propria querelle sul cirillico, l’alfabeto ufficiale in Serbia.
La battaglia non dichiarata, ma già in atto, è stata lanciata dalle autorità di Pristina, che hanno iniziato a rimuovere uno degli ultimi simboli ancora visibili e sentiti della minoranza serba. Si tratta dei cartelli stradali collocati nel nord del Kosovo, area a stragrande maggioranza serba e fedele a Belgrado, cartelli ancora oggi prevalentemente in lingua serba, in caratteri latini e cirillici, come quelli in uso in Serbia.
Ma avranno vita breve. Da alcuni giorni infatti operai dell’omologo kosovaro dell’Anas, scortati dalla polizia, hanno iniziato a rimuoverli, sostituendoli con nuove insegne e indicazioni, sempre bilingui, ma questa volta si tratta di albanese e serbo, in questo ordine. E del cirillico non c’è alcuna traccia. Uno scenario speculare riguarda anche le insegne ufficiali poste davanti ai Comuni del nord, dove sono apparsi cartelli trilingue, albanese, serbo e inglese, con lo stemma del Kosovo: ma anche qui il cirillico è sparito. Altri cartelli invisi a Pristina avranno presto lo stesso destino. «Abbiamo assunto l’impegno di rimuovere tutti i cartelli stradali serbi dal nord e dall’intero Kosovo, sostituendoli con altri che rispettano le leggi del Kosovo», ha confermato il ministro delle Infrastrutture di Pristina, Liburn Aliu.
Ma in luoghi come il Kosovo anche dei cartelli segnaletici possono diventare un caso. E la rabbia, tra i serbi, sta montando, anche se controllata. Rabbia perché i problemi aperti dalla mossa di Pristina sono tanti. La decisione, infatti, non sembra rispettare vecchi principi legislativi di Unmik, la Costituzione kosovara che parificava albanese e serbo come lingue ufficiali in Kosovo; e soprattutto rinnega la Legge sull’uso delle lingue, che riconosce l’uguaglianza degli alfabeti albanese e appunto serbo. E il cirillico, anche se non menzionato nella norma, è quello serbo per antonomasia. Ma la questione principale è che la cancellazione dello storico alfabeto serbo viene letta da tutti, serbi del Kosovo e Belgrado, come una nuova provocazione, un’offesa inferta alla minoranza dopo il riconoscimento delle targhe kosovare e il divieto all’uso del dinaro. Faccenda, questa, irrisolta, con i serbi del Kosovo sempre più a secco di contanti e Belgrado che ha ora installato filiali bancarie “mobili” ai posti di confine con il Kosovo proprio per dare respiro ai serbi.
E dopo il dinaro «ora nel mirino entra il cirillico»: si tratta di un tentativo «aggressivo di assimilazione» e di un’azione effettuata per «soggiogare l’identità serba», ha denunciato così, in un post su Facebook scritto rigorosamente in cirillico il partito di opposizione tra i serbi del Kosovo, Srpska Demokratija. «Il cirillico ha resistito ai secoli, resisterà anche a un piccolo tiranno», leggi il premier kosovaro Albin Kurti, ha rincarato il direttore dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo Petar Petković.
Ma questa volta a reagire è stato anche Dragan Djilas, uno dei leader dell’opposizione a Belgrado, che ha scritto agli indirizzi delle potenze occidentali e degli Usa denunciando le «azioni distruttive» di Pristina che sarebbero pensate solo per «umiliare» i serbi. E «provocare nuovi conflitti».
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