Il Kosovo verso il voto anticipato Kurti raccoglie la sfida dei rivali

Il Pdk, maggiore partito d’opposizione, pare aver raggiunto l’accordo con il governo e il premier
Stefano Giantin
Il premier Albin Kurti durante la celebrazione 2023 dell’indipendenza del Kosovo. foto Mathieu Menard/SipA/Agf
Il premier Albin Kurti durante la celebrazione 2023 dell’indipendenza del Kosovo. foto Mathieu Menard/SipA/Agf

BELGRADO. Manca ancora una decisione inequivocabile, causa soprattutto divisioni nell’opposizione, ma molti segnali indicano la possibile rotta. È quella del voto anticipato – mossa che, tra le altre cose, potrebbe ulteriormente ritardare una seria ripresa del dialogo con la Serbia, chiave di volta per la stabilità dei Balcani e la formazione dell’Associazione dei comuni a maggioranza serba, invisa all’attuale leadership al potere, ma richiesta con forza dalla comunità internazionale. Voto parlamentare anticipato che da mesi è sul tavolo ed è ora tema sempre più caldo in Kosovo, Paese dove mai un esecutivo in carica è riuscito ad arrivare al termine della sua scadenza natura.

Il destino del governo

E questo potrebbe essere il destino anche del governo retto dal premier Albin Kurti, in carica dal 2021 dopo il trionfo ottenuto alle urne, con oltre il 50% dei consensi per il suo partito, Vetevendosje (Autodeterminazione). Ma gli anni passano, i problemi si stratificano, con un’opposizione che da mesi accusa Kurti di aver fatto poco sul fronte dell’economia e del caro vita, per fermare l’emigrazione selvaggia e soprattutto di aver isolato il Kosovo in campo internazionale a causa del muro contro muro con Belgrado. E il redde rationem, sembra, si avvicina, con Kurti pronto ad accettare la sfida, forte dei sondaggi che lo danno comunque vincente. «L’importante è raggiungere un consenso su data e mese delle elezioni, non posso farlo io, anche se ne avrei la possibilità, non sarebbe giusto», ha affermato il premier, citato da Euronews, ricordando poi che «per sciogliere il Parlamento servono 80 deputati» su 120 «e noi non siamo all’opposizione», che dovrebbe muoversi invece compatta per andare alle urne.

Accordo sul voto anticipato

In realtà quota 80 è quasi acquisita, se si sommano i deputati di Vetevendosje, più quelli di partiti delle minoranze etniche e i parlamentari del Partito democratico (Pdk), il maggiore di opposizione, che avrebbe già raggiunto un accordo col governo sul voto anticipato. «Conduciamo un dialogo intenso con tutti i partiti affinché il Kosovo possa andare a votare», ha spiegato da parte sua Abelard Tahiri, del Pdk. Prima del voto anticipato tuttavia bisognerebbe convincere altri due partiti di opposizione, l’Ldk e l’Aak dell’ex premier Haradinaj, 23 seggi in due, che invece pretendono prima «le dimissioni di Kurti» o la sua «sostituzione» con un’altra figura, hanno fatto sapere.

Le elezioni in estate

Ldk e Aak che hanno sostenuto che il premier vorrebbe le elezioni in estate, quando gli emigranti tornano a casa, sfruttando così un ampio bacino di voti – sarebbero almeno 200-300 mila i pro-Kurti, ha stimato il politologo Nexhmedin Spahiu – per mirare alla rielezione. Tace, per ora, la Srpska Lista, il maggior partito che rappresenta i serbi del Kosovo e gli interessi di Belgrado nella sua ex provincia meridionale. Ma si tratterebbe solo di posizioni pre-elettorali, perché «non c’è dubbio che ci saranno elezioni, l’unica cosa da vedere è se si terranno in ottobre o in novembre», ha suggerito anche l’attento politologo Dusan Janjic, evocando in autunno pure un ritorno dei serbi nel sistema istituzionale del Kosovo. Tutto sarà comunque più chiaro nelle prossime settimane. Ma se si votasse oggi, chi prevarrebbe? Secondo i più recenti sondaggi, ancora Kurti (con il 42% circa, in forte calo rispetto al 2021, mentre il Pdk raddoppierebbe i consensi al 36%, Ldk al 15%, l’Aak invece al 2%).

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