Il partito di Vučić trionfa in Serbia ma scatena la rivolta di piazza

BELGRADO Un trionfo elettorale, quello del Partito di progressista di Vučić, confermato ieri anche dai dati ufficiali, che invece di portare stabilità alla Serbia potrebbe sfociare in una nuova pericolosa stagione di rabbia e tensione a livello politico e nelle strade, partendo dal cuore del Paese, Belgrado.
È la svolta osservata nella giornata di ieri, giorno caratterizzato dall’affluire dei dati dello spoglio delle elezioni parlamentari anticipate e delle amministrative, ma anche da proteste di piazza nella capitale, con un alto potenziale di escalation. Lunedì che è iniziato con i numeri ufficiali, quelli della Commissione elettorale nazionale (Rik), che ha consolidato il quadro tratteggiato già domenica sera dalle proiezioni Cesid-Ipsos.

A spoglio praticamente completato, a prevalere nel voto nazionale è stata “La Serbia non deve fermarsi”, coalizione costruita attorno alla Sns del presidente Vučić, con il 46,8% dei voti e maggioranza assoluta al Parlamento serbo, senza bisogno di stampelle, un risultato ancora più ampio che nel 2022, tanto da meritarsi le congratulazioni di Orban e del Cremlino.
Praticamente doppiata “Serbia contro la violenza” (Spn), eterogenea coalizione di opposizione, di indirizzo europeista, ecologista e di centrosinistra che ha conquistato i favori del 23,6% dell’elettorato, un discreto risultato. Al terzo posto, con solo il 6,5%, i Socialisti del ministro degli Esteri Dačić, che ha richiamato la necessità per il suo Sps di trovare «un nuovo leader» dopo la delusione alle urne.
Parlamento dove siederanno, oltre ai rappresentanti dei partiti delle minoranze etniche, anche i nazionalisti-monarchici di Nada (5%) e “Noi, voce del popolo” (4,7%) del medico no-vax Branimir Nestorović, fuori l'ultradestra nazionalista. Ma se il Parlamento sarà pienamente nel dominio dell’Sns, con oltre 128 seggi su 250, è la piazza che dovrebbe preoccupare le autorità al potere.
La miccia, le presunte gravi irregolarità denunciate da Ong, osservatori indipendenti e opposizioni nel voto amministrativo a Belgrado, la tornata più importante del voto locale, dove l’Sns avrebbe conquistato 49 seggi contro i 42 dell’Spn, che sperava alla vigilia di potersi impossessare della capitale per poi lanciarsi in corsa verso il governo centrale. Altre irregolarità sono state confermate anche da osservatori internazionali a livello nazionale.
Vittoria nella capitale della Sns che sarebbe però fondata su brogli, con 40 mila persone condotte con auto e bus da fuori città e da oltre confine, leggi serbi della Bosnia, per votare per Vučić in seggi fittizi – come al palasport Arena - oltre ad altre centinaia di episodi sospetti e compravendita di consensi, lo j’accuse delle opposizioni.
E per questo il «voto va ripetuto, è stato un furto», hanno gridato in piazza ieri sera a Belgrado migliaia di sostenitori della Spn, che hanno circondato il palazzo della Commissione elettorale, con anche tentativi di sfondare le barriere di protezione. «Ladri, ladri» e «nessuna resa», l’urlo della folla, arrabbiata ma generalmente pacifica, ma dove si sarebbe infilati infiltrati pronti alla violenza.
Di fronte alla Commissione, i leader dell’Spn hanno chiesto la ripetizione del voto, alcuni hanno annunciato lo sciopero della fame e promesso che rimarranno nell’edificio fino alla ripetizione del voto a Belgrado, mentre fuori la piazza ha continuato per ore a dimostrare. E i prossimi giorni saranno cruciali per capire se la stabilità promessa da Vučić sarà solo una chimera, soffocata nella culla dalla rabbia con epicentro Belgrado.
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