Il video choc contro i migranti che scuote la Slovenia

Nelle immagini diffuse dal gruppo di ultradestra “Sos”

un uomo di colore con la maglia sul viso e un cappio al collo

Stefano Giantin
Uno screenshot del video da Instagram
Uno screenshot del video da Instagram

LUBIANA Un breve video, di neppure un minuto, che sciocca un intero Paese e provoca la durissima reazione delle istituzioni. In Slovenia da giorni fa molto discutere e ha dato scandalo un filmato circolato sui social: protagonisti sei giovani, i volti nascosti da passamontagna o fazzoletti neri, bomber dello stesso colore e pantaloni mimetici, anfibi ai piedi, in pratica tutto l’abbigliamento del tipico naziskin o sostenitore dell’ultradestra.

Al braccio dei sei una fascia gialla e la scritta “Sos”, acronimo di Slovenska obrambna straza, una sedicente Guardia di difesa slovena che sui social si auto-definisce gruppo per una «Slovenia sicura», sottotitolo «ci battiamo affinché slovene e sloveni si sentano sicuri». Indice di popolarità: oltre quattromila follower su Instagram e un sacco di commenti favorevoli e cuoricini.

Questo Sos dunque «farà quanto si deve con i migranti per ripristinare l’ordine», soprattutto dopo «che una ragazza di 27 anni è stata violentata» da stranieri al Parco di Tivoli, a Lubiana, ha sostenuto uno dei sei nel video anti-migranti.

Video, il fatto più grave, che mostra anche altre persone, le presunte prime vittime del gruppo, all’apparenza degli stranieri: dapprima un uomo legato a un palo con del cellophane, poi un altro, di pelle scura, la maglietta sollevata a nascondere il volto, una sorta di cappio al collo, stretto da uno degli uomini di Sos.

E la scritta «Remigracija», re-immigrazione, ovvero espulsione con la forza degli stranieri. Via dalla Slovenia, una posizione condivisa da gruppi dell’ultradestra in molti Paesi europei, dalla Germania all’Austria passando per Francia e Gran Bretagna.

Significativo anche un altro messaggio lanciato da Sos: «Il governo ha lasciato entrare nel nostro Paese orde di migranti che fanno quello che vogliono, ora è giunto il momento di fermarli da soli, perché le autorità non vogliono muoversi» per «ripristinare l’ordine».

Ma che cosa e chi c’è dietro il video? Il mistero rimane fitto, con le autorità che ancora indagano per capire chi siano i sei con il volto coperto e se dei migranti siano stati effettivamente vittime di Sos o se, come appare più probabile, si sia trattato di “comparse” in un video di propaganda di stampo xenofobico.

Di certo il caso dello stupro a Tivoli è un falso, ha assicurato la polizia di Lubiana, promettendo un’inchiesta sulla questione del gruppo xenofobo, dato che ci sono comunque «elementi di reato», ha anticipato Ludvik Kastelić, della Direzione di polizia della capitale slovena.

E il caso non va preso alla leggera, visti i venti che soffiano in Europa è stato confermato dalle più alte istituzioni in Slovenia. A reagire al video e all’apparizione pubblica del Sos è stata la ministra della Giustizia, Andreja Katić, che ha condannato ogni espressione di violenza e odio, ribadendo che qualsiasi «ronda» anti-migranti non sarà tollerata.

Ma a esporsi, con forza, è stata soprattutto la presidente slovena, Nataša Pirc Musar, che ha parlato di tolleranza zero contro la violenza, verbale o fisica.

«Dobbiamo alzare l’attenzione su fatti del genere», ha affermato la presidente della Repubblica, ricordando che «tutto inizia sempre con violenza verbale, ma le parole sono pietre e dove cadono lasciano tracce» dolorose e profonde. La responsabilità di rispondere tocca «ai politici», ha aggiunto, mentre i media a Lubiana hanno ricordato che, in Slovenia, due leggi sono state introdotte nel 2020 per evitare altri casi come quello di “Stajerska”, la milizia che nel 2018 aveva creato panico filmandosi in addestramento con armi e uniformi paramilitari, un allestimento scenico in funzione anti-migranti.

Ma Stajerska è il passato. Oggi il presente invece è Sos. Che dopo la bufera ha assicurato, sempre via social, di «non aver paura delle pressioni mediatiche». E promette che «non ci fermeranno», anche se anche le autorità di Lubiana hanno ribadito che «non sono benvenuti» in città. E in tutta la Slovenia.

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