Impennata degli alloggi privati in Croazia: l’offerta dei posti letto supera quota 636 mila
Nel solo 2023 registrate quasi 40 mila ulteriori unità: la corsa
in vista della nuova legge sul comparto che punta alla sostenibilità

ZAGABRIA Altro che armamenti, la vera corsa in Croazia è quella agli appartamenti. Secondo le ultime statistiche pubblicate dall’Ente croato per il turismo (Htz), il numero di posti letto in alloggi privati disponibili nella giovane Repubblica è salito nel 2023 di quasi 40 mila unità, arrivando a un totale – registrato lo scorso gennaio – che supera i 636 mila posti letto. Il tutto in un Paese la cui popolazione è di circa 3,8 milioni di abitanti.
Si tratta della cosiddetta apartmanizacija, la trasformazione di ogni camera, cantina, soffitta o sottoscala disponibile in un alloggio da offrire ai turisti. Il fenomeno, dopo il momento di stagnazione vissuto tra il 2020 e il 2022 a causa della pandemia, sembra ora essere ripartito a pieno regime. Il motivo, secondo gli esperti, è l’entrata in vigore - a partire dall’1 gennaio 2024 - della nuova Legge sul turismo, che dà alle autorità locali il potere di bloccare le autorizzazioni di nuovi appartamenti e stanze in affitto. Ecco così che nel corso del 2023 chi aveva un alloggio da mettere sul mercato non ha esitato a registrarlo.
Si torna così ai livelli pre-pandemia. Nonostante il lieve calo osservato nel 2021 (-27mila posti letto rispetto all’anno precedente), il numero attuale di letti a disposizione dei turisti supera di oltre 31 mila unità quello registrato nel gennaio 2020, alla vigilia dunque della crisi pandemica. Secondo la presidente dell'Associazione croata per gli alloggi familiari (Huos) Barbara Marković, intervistata dal quotidiano Jutarnji List, la nuova legge sul turismo, approvata dal parlamento croato il 15 dicembre scorso, avrà a lungo termine un effetto positivo sulla regolamentazione del mercato, ma per il momento ha in effetti spinto molti a registrare quanto prima il proprio alloggio.
Che cosa prevede la nuova legge? L’obiettivo dichiarato dalla ministra del Turismo Nikolina Brnjac è quello di «aumentare la qualità», invece della quantità. «Non vogliamo il turismo di massa», ha detto Brnjac in una recente intervista. Per arrivare a un turismo detto «sostenibile», le autorità locali vengono responsabilizzate e i loro poteri accresciuti. «I Comuni potranno decidere il numero e la categoria delle strutture ricettive, potranno limitare o distribuire il numero di turisti in arrivo e introdurre una tassa per l’ambiente», precisa il ministero del Turismo. Al tempo stesso le autorità locali potranno disporre degli immobili di proprietà dello Stato (oltre seimila appartamenti e circa cinquemila locali a scopo commerciale), dividendo in questi modo i futuri affitti: il 60% allo Stato, il 20% al Comune e il 20% alla Regione.
La legge istituisce poi un nuovo Consiglio scientifico con il compito di monitorare l’evoluzione del settore nella direzione della sostenibilità, mentre agli enti locali viene chiesto di elaborare un piano di sviluppo turistico con indicatori di sostenibilità. A definire questi parametri saranno alcuni regolamenti che il ministero dovrà pubblicare entro giugno per rendere la legge pienamente operativa.
Ma se il governo celebra la svolta sostenibile, l’opposizione critica una normativa che non affronta i problemi fondamentali, come la marcata stagionalità e la famigerata apartmanizacija. «Di tutti gli alloggi turistici presenti in Croazia, gli appartamenti privati rappresentano il 61%, con un aumento del 22% rispetto al 2000. Nello stesso lasso di tempo, il numero dei posti letto nelle strutture alberghiere è rimasto pressoché invariato», fa notare il portale Index. Per un raffronto – si aggiunge – «in Paesi turistici come Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, gli appartamenti privati rappresentano tra il 19 e il 35% degli alloggi turistici».
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