In Croazia scongiurata la privatizzazione delle spiagge libere

Le limitazioni interesseranno soltanto i tratti di litorale

dati in concessione. Ma rimarrà sempre una porzione free

Andrea Marsanich
Bagnanti in spiaggia sull’isola di Lussino
Bagnanti in spiaggia sull’isola di Lussino

FIUME La paura era tanta, anche giustificata e vedeva l'opinione pubblica nazionale temere quanto si mormorava da tempo e cioè che le spiagge croate sarebbero state privatizzate e quindi recintate, con entrata a pagamento per la gente del posto e i turisti. C'era infatti il disegno di legge sul demanio marittimo e sui porti di mare a spargere preoccupazione un po’ ovunque, con l'articolo 86 che lasciava aperta la possibilità all'ingresso di capitale privato nell'acquisto delle spiagge. La qual cosa avrebbe avuto per conseguenza la chiusura di ampi porzioni di costa istro–quarnerino–dalmata ai potenziali bagnanti, costretti a pagare il biglietto d'entrata per una nuotatina in mare.

Il pericolo è stato invece scongiurato e ne dà conto con ampio rilievo la stampa croata, basandosi su quanto contenuto nella nuova proposta di legge, ora sottoposta a pubblico dibattito della durata di 30 giorni. Provvedimento che si può consultare – proponendo eventuali, nuove modifiche e aggiunte – cliccando sul sito web del ministero croato del Mare, trasporti e infrastrutture.

Si è agito nel nome dell'interesse pubblico, come rilevato dal titolare del dicastero, il quarnerino Oleg Butković, ma un ringraziamento va senz'altro all'associazione Movimento delle isole (Pokret otoka in croato), che alcuni mesi fa si era rivolto al premier Andrej Plenković e allo stesso Butković, chiedendo che le spiagge restino libere, gratuite in modo totale o almeno parziale. Quel parziale riguarda i tratti costieri dati in concessione a privati: in Croazia tali spiagge sono attualmente 18. Il nuovo ddl contempla che le spiagge dislocate in luoghi non abitati possono venire fruite dai concessionari nella misura del 70% della loro superficie sulla terraferma e del 50% in mare.

Nei siti abitati la fruizione dei privati è invece del 50% sulla terraferma e del 30% in mare. Dunque, i croati e i vacanzieri d'oltreconfine potranno recarsi gratuitamente in questi spiagge, ma dovranno attenersi alle suddette percentuali, che riguardano la collocazione di sdraio, ombrelloni e quant'altro, sia sulla terraferma, sia in mare. Un esempio: si potranno posare sdraio e asciugamani sul 50% della superficie dei lidi situati in aree abitate senza pagare alcunché. Se si vorrà invece sostare nei posti dati in concessione, si dovrà aprire il portamonete e pagare la cifra stabilita dal concessionario.

Alle autonomie locali è stata data inoltre la possibilità di fissare, tramite piani regolatori, i contenuti delle spiagge (se affidarle o meno in usufrutto a privati), gestendo con oculatezza e trasparenza le zone in regime di demanio marittimo. Nulla cambia invece per i segmenti costieri dove si trovano impianti militari, porti, cantieri navali, ecc, dove la balneazione continuerà ad essere proibita. Secondo Maja Jurišić, presidente di Movimento delle isole, la nuova proposta potrebbe essere ulteriormente limata, sempre tutelando l'interesse pubblico.

«La nostra opinione è che i concessionari dovrebbero utilizzare non più del 50% delle spiagge nelle zone fuori da città e centri minori – ha detto – invito pertanto l'opinione pubblica ad agire in questo senso, migliorando ulteriormente la legge. Comunque sia, la Croazia sarà il primo Paese mediterraneo, grazie al provvedimento, ad avere la totalità delle spiagge ad uso e consumo di tutti, con la sola eccezione delle limitazioni imposte nelle aree marine in concessione. È un gran risultato».

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