«Gli Usa via dal Kosovo». Ma la Nato smentisce

Secondo il quotidiano Bild gli americani pronti a lasciare la base militare di Ferizaj. Il segretario Rutte: «No a decisioni drammatiche». Belgrado: «Monitoreremo»

Stefano Giantin
Soldati del contingente statunitense Kfor di stanza in Kosovo
Soldati del contingente statunitense Kfor di stanza in Kosovo

Nessuna conferma ufficiale, ma voci ricorrenti, che si accompagnano anche a doverose e insieme un po’ vaghe smentite. Che non spengono timori crescenti - soprattutto a Belgrado - per una mossa che potrebbe essere dirompente. Mossa, all’insegna del giallo, che riguarda un potenziale disimpegno militare statunitense da una delle aree più calde dei Balcani, il Kosovo, Paese auto-dichiaratosi indipendente dalla Serbia nel 2008, ma non riconosciuto come Stato da Belgrado e da altre cinque capitali Ue, teatro a intervalli regolari di episodi di tensione. E, negli ultimi anni, anche di gravi atti di violenza, come l’attacco dei paramilitari serbi a Banjska e il misterioso attentato al canale artificiale Ibar-Lepenac.

Sul Kosovo, Stato ancora senza un esercito a tutti gli effetti, dal 1999 continuano a vigilare i soldati della missione Nato (Kfor). In futuro, la forza militare internazionale di peacekeeping potrebbe però perdere una quota importante di unità. È quanto ha suggerito, tra gli altri, il quotidiano tedesco Bild che in questi giorni ha parlato di «paura in Europa», a causa delle temerarie dichiarazioni d’intenti del neo-presidente Usa di ritirare una parte consistente delle truppe americane dal Vecchio continente. E tra le zone da cui gli Usa potrebbero andarsene c’è appunto il Kosovo, che ospita anche Camp Bondsteel, la “Aviano kosovara”, mega-base costruita nel 1999 vicino a Ferizaj.

L’uscita dei soldati Usa dal Kosovo è uno «scenario horror» secondo anonimi diplomatici tedeschi ascoltati da Bild. E avrebbe qualche fondamento, dato che il giornale popolare ha sostenuto che in particolare «l’Italia si sta preparando» a colmare i vuoti di una potenziale uscita di scena dei militari Usa dalla Kfor, scelta che lascerebbe solo «gli alleati europei» a lavorare sul terreno «per far fronte» a un forfait di Washington.

Cosa c’è di vero, nelle rivelazioni di Bild, in parte sostenute anche da informazioni diffuse dal Financial Times? Tenuto conto dell’imprevedibilità della nuova amministrazione statunitense, solo il tempo potrà dirlo; ma il tema è ormai caldo, a Pristina e soprattutto a Belgrado.

Nel frattempo sono arrivate delle mezze smentite. Funzionari Usa «hanno ribadito il loro impegno» sul fronte Nato e ciò include anche «la presenza americana in Europa, assicurando che deterrenza e difesa rimangano forti», ha specificato un portavoce Kfor ai media kosovari, ricordando però che Trump vuole che gli alleati europei «investano e producano di più» nel settore difesa.

Gli Usa «continuano a giocare un ruolo fondamentale nella Kfor», ha dichiarato anche una fonte Nato alla Tv A2, mentre un portavoce del Dipartimento della Difesa Usa ha garantito che «non ci sono cambiamenti» nel numero dei soldati Usa in Kosovo, almeno «in questo momento». Possibilista è stato invece il Segretario generale della Nato, Mark Rutte. Da una parte ha rassicurato, dicendo che bisogna «attendere per vedere cosa accadrà». E dall’altra ha tuttavia ammonito che «ci possono sempre essere cambiamenti nelle politiche o piccoli adattamenti», anche se «non penso ci saranno decisioni drammatiche».

L’eventuale ritiro Usa non piace a Belgrado, con il premier dimissionario serbo Miloš Vučević che ha promesso che la Serbia «monitorerà» la situazione. Di certo, un disimpegno americano in Kosovo «complicherebbe le condizioni di sicurezza» nella regione. E sarebbe un passo «pericoloso», soprattutto per i serbi, che contano sulla Kfor per la propria sicurezza e quella di chiese e monasteri. —

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