Krško 2, il Parlamento dà il via libera al referendum il 24 novembre

La consultazione popolare sul progetto del secondo reattore della centrale nucleare. In aula 65 i sì e solo 7 i no

La redazione

Il dado è tratto, con una larghissima maggioranza bipartisan e solo un pugno di contrari. Decisione presa che riguarda il referendum consultivo sul progetto del secondo reattore alla centrale nucleare di Krško, in Slovenia, che si terrà il 24 novembre prossimo. Così ha stabilito, dopo il via libera della commissione Infrastrutture a inizio ottobre, anche il Parlamento di Lubiana.

Alla Camera di Stato, sono stati ben 65 i sì dei deputati presenti in Aula, solo sette i no, con conseguente approvazione del decreto sull’indizione della consultazione popolare. A votare a favore sono stati i parlamentari del Movimento Libertà del premier Golob – tranne Miroslav Gregoric, che aveva già in precedenza espresso perplessità sul referendum – e i Socialdemocratici, come i parlamentari del Partito democratico dell’ex premier Janša e di Nuova Slovenia (NSi), formazioni oggi all’opposizione. Tra i no vanno registrati quelli dei deputati del partito Levica, parte della maggioranza di governo, e dell’indipendente Mojca Setinc Pasek, ha segnalato la Tv pubblica di Lubiana.

Consultazione, ricordiamo, che vedrà gli sloveni andare alle urne per dire se sostengano o meno «la realizzazione del progetto Jek 2», ossia Krško 2 che, «insieme ad altre fonti a basse emissioni di carbonio, garantirà una fornitura stabile di energia elettrica» alla Slovenia nei decenni a venire. Secondo i promotori bipartisan del referendum, un massiccio sì nei seggi – e tutti i sondaggi indicano che sarà così – darà un preciso mandato al governo e agli investitori a procedere nella fase preparatoria del progetto, fase che avrà un costo «tra i 100 e i 150 milioni di euro».

Ma se gli sloveni dovessero «decidere che non vogliono» Krško 2 bisognerebbe saperlo quanto prima per non gettare al vento il pubblico denaro, ha spiegato il segretario di Stato responsabile per il programma nucleare, Danijel Levicar. Referendum che non riguarda la concreta realizzazione di Krško 2, ma solo le fasi preparatorie, ha tenuto a ribadire anche il deputato Teodor Uranic (Movimento Libertà), che ha rievocato la possibilità di un secondo futuro referendum sulla scelta finale di costruzione dell’impianto. «Il referendum è uno dei passaggi di un percorso decisionale dove useremo processi democratici e trasparenti», ha da parte sua assicurato il ministro sloveno dell’Ambiente, Bojan Kumer, indicando nel 2028 l’anno in cui si tireranno definitivamente le somme.

Non la pensano così – e l’hanno sottolineato ancora una volta in Parlamento – i rappresentanti di Levica, Gregoric e Pasek, che hanno sostenuto che il quesito referendario sia stato congegnato per dare un endorsement definitivo alla costruzione di Krško 2 e sottolineato la formulazione ambigua della seconda parte della domanda, quella relativa alla «fornitura stabile di energia elettrica».

Levica, in particolare, ha stigmatizzato anche la volontà di organizzare un referendum così importante senza che tutti i dati sul futuro reattore siano disponibili. Molto critici, fuori dal Parlamento, anche i rappresentanti di svariate Ong e associazioni ambientaliste, che hanno definito il quesito referendario «manipolativo».

Non solo. Molte figure apicali al potere, «incluso il premier Golob, hanno collegamenti con le compagnie energetiche che faranno profitti con la costruzione di Krško 2», ha rincarato Iztok Sori, direttore del Mirovni Institute. Fronte del no nella società civile che fa solo «disinformazione» e cerca di «minare i processi democratici», ha replicato la piattaforma pro-nucleare JedrskaSi. —

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