La Croazia introduce il reato di femminicidio: è il terzo Paese in Europa

ZAGABRIA Il Sabor, il parlamento croato, ha approvato, nell’ultimo giorno della sua decima legislatura, gli emendamenti al codice penale che inaspriscono le pene per la violenza di genere e introducono il nuovo reato di femminicidio. La Croazia diventa così il terzo Paese europeo, dopo Cipro e Malta, a riconoscere esplicitamente nel proprio sistema giudiziario gli omicidi contro donne.
Con gli emendamenti al Codice penale «intendiamo proteggere i diritti, la sicurezza e la dignità delle donne e dare un messaggio chiaro sul fatto che la violenza contro le donne è inaccettabile», aveva detto in merito il primo ministro conservatore croato Andrej Plenković. Gli articoli adottati dal Sabor prevedono pene dai 10 ai 40 anni di reclusione, la pena più pesante prevista dalla legge croata. Stando alle statistiche, nel 2022 in Croazia (dove vivono 3, 8 milioni di persone) sono stati registrati 13 femminicidi, 12 dei quali commessi da famigliari e altre persone vicine alla vittima (nello stesso anno 2. 300 donne sono state uccise in Europa).
Il governo croato aveva annunciato questa riforma già nel settembre scorso, dopo l’omicidio di Mihaela Berak, una studentessa di giurisprudenza di vent’anni uccisa da un agente di polizia con il quale aveva avuto una breve relazione. La sua morte aveva scatenato un dibattito e in tutto il Paese erano scoppiate manifestazioni per chiedere giustizia e l’inclusione del femminicidio nella legge. Secondo un’indagine condotta dallo European Data Journalism Network (Edjnet), il numero di femminicidi è cresciuto negli ultimi anni in Croazia, facendo del Paese il terzo in Europa (dopo Lettonia e Lituania) per numero di omicidi intenzionali di donne commessi da parenti o (ex) partner ogni 100mila abitanti.
Seppure accolta con favore da tutto il parlamento, la riforma del codice penale è stata criticata dall’opposizione per essere stata vincolata all’introduzione di un altro reato, quello di pubblicazione non autorizzata di materiale giudiziario, anch’esso approvato ieri. Da oggi, chi divulgherà informazioni secretate di un’indagine giudiziaria rischierà una pena fino a tre anni di prigione. Secondo l’Associazione dei giornalisti croati (Hnd) il governo vuole intimorire le fonti e bloccare le inchieste giornalistiche.
«Potete avere più protezione per le donne vittime di violenza, ma solo se mi proteggete dagli scandali di corruzione», ha commentato di recente la deputata Sandra Benčić del partito di opposizione Možemo. Ed ecco che l’ultima seduta del Sabor – durante la quale è stato approvato anche l’accordo italo-croato sulla definizione delle rispettive zone economiche esclusive – si è conclusa ieri tra insulti e polemiche, segnando di fatto l’avvio della fase più calda della campagna elettorale.
Le elezioni legislative dovranno ora tenersi non prima di 30 giorni e non oltre i prossimi 60. Si andrà dunque alle urne tra metà aprile e metà maggio: a decidere la data definitiva sarà il presidente della Repubblica Zoran Milanović, che ha promesso che si esprimerà già durante la giornata di venerdì.
Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato questa settimana dalla televisione Rtl, l’Unione democratica croata (Hdz) di Plenković otterrebbe oggi il 26, 5% delle preferenze, contro il 17, 9% della coalizione di centro-sinistra guidata dal Partito socialdemocratico (Sdp): per un confronto, alle ultime elezioni legislative, nel 2020, l’Hdz aveva ottenuto il 37, 2% e ha potuto governare solo grazie all’appoggio degli otto deputati rappresentanti le minoranze nazionali. Tornando al sondaggio, seguono tre partiti oggi all’opposizione e quasi a pari merito: Most, formazione cattolica e conservatrice, in passato alleata dell’Hdz (7, 9%); Možemo, il movimento ecologista e progressista che dal 2021 governa la città di Zagabria (7, 8%) e il Movimento patriottico (Domovinski pokret) di estrema destra (7, 7%)
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