La risposta di Vučić all’opposizione in corteo contro la violenza: «Con noi un’altra piazza per la Serbia del futuro»
Dopo l’affollata protesta organizzata lunedì sera nella capitale il presidente annuncia una grande manifestazione per il 26 maggio

BELGRADO Una manifestazione pacifica e composta, che fa paura a chi governa e che rischia di provocare enormi tensioni di piazza, anche in vista di una contromanifestazione dalle imponenti dimensioni prevista a fine maggio. Sono gli effetti indiretti di “Serbia contro la violenza”, marcia pensata da svariati partiti di opposizione di indirizzo europeista e progressista, a cui hanno partecipato in alcune decine di migliaia lunedì a Belgrado, per ricordare le 17 vittime delle stragi della settimana scorsa (l’una in una scuola della capitale, l’altra nella cittadina di Mladenovac); ma soprattutto per chiedere le dimissioni del ministro degli Interni serbo, del capo dei servizi e anche per invocare lo stop a tabloid e Tv private vicine all’esecutivo e al presidente Aleksandar Vučić, accusate di promuovere la violenza.
La manifestazione, senza simboli di partito, non è piaciuta alle autorità. «Dopo due tragedie inimmaginabili» - ieri alla scuola Ribnikar i ragazzi sono tornati in classe - «crimini che hanno scioccato la nostra società, durante una protesta contro la violenza» è stato lanciato «il messaggio» che «i bambini devono prendere i fucili per decidere il destino della Serbia», ha attaccato la premier Ana Brnabić “usando” come pretesto Milovan Brkić, controverso giornalista che ha partecipato alla marcia e ha fatto la discutibile dichiarazione. «Messaggi vergognosi lanciati da un “pacifico” raduno», «vogliono che scorra il sangue sulle strade di Belgrado», «appelli all’assassinio del presidente» Vučić «dalla protesta contro la violenza»: così i titoli dei tabloid filo-Vučić, quelli nel mirino degli indignados e perfino dell’autorevole quotidiano Politika, che hanno puntato l’indice contro casi rari e singoli per gettare ombre su una folla enorme e dignitosa.
Titoli e parole fanno intuire che la manifestazione di lunedì ha dato fastidio a chi occupa i gangli del potere, a Belgrado. Di opposizione «cinica e irresponsabile» che «abusa in modo brutale delle emozioni della gente» ha parlato lo stesso Vučić, nel mirino di molti assieme a Brnabić perché non sarebbero andati in forma ufficiale alla Ribnikar a rendere omaggio ai bimbi uccisi. Vučić, a caldo, aveva sminuito i numeri della protesta. Altro che 50mila come assicurato dagli organizzatori, in piazza non c’erano più di 9mila persone, ha affermato il leader serbo, che ha poi aperto a un rimpasto di governo o addirittura a elezioni anticipate, dato che l’esecutivo non sarebbe una «orchestra abbastanza affiatata» a causa di scontri e dissidi interni.
Le turbolenze politiche evocate da Vučić potrebbero essere rese ancora più significative da un ultimatum delle opposizioni dietro la protesta di lunedì: o le richieste dell’opposizione – dimissioni e stop ai tabloid - saranno soddisfatte entro domani, oppure la Serbia scenderà in piazza con ancora più massicce forme di protesta, già domani stesso.
Ma la risposta di Vučić e dei suoi non si farà attendere. Lo ha promesso il leader serbo, annunciando che il 26 maggio sarà un’altra Serbia, la sua, a scendere in piazza a Belgrado. Lo farà in quella che sarà «il più grande» raduno mai visto nella capitale, ha assicurato Vučić, che ha pensato al 26 come data più utile perché è il giorno successivo all’assemblea generale del suo Partito progressista. La manifestazione sarà una risposta a quelle delle opposizioni, composte da «iene che approfittano delle tragedie» per calcolo politico, ha attaccato il presidente. «L'unica cosa che sono in grado di proporre è al solito la cacciata di Vučić e del governo, ma non dicono altro e non propongono nulla», ha detto Vučić. A differenza dell'opposizione, ha aggiunto, nella manifestazione del 26 sarà presentato un piano per la prosecuzione delle riforme, a sostegno della costruzione di una «Serbia moderna e efficiente, una Serbia del futuro». E viste le premesse, il Paese sembra andare a passi rapidi verso una nuova stagione di tensione.
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