Le orate divorano le cozze, in crisi gli allevatori istriani. Impennata dei prezzi

POLA Le orate stanno diventando un vero e proprio flagello per gli allevatori di mitili non solo in Istria, ma lungo tutto l’Adriatico orientale: allevatori che sono 120, con produzione annuale di circa tremila tonnellate. Numerosi stanno chiudendo l’attività in quanto non riescono a difendersi dalla voracità delle orate, ghiottissime di mitili: da qualche anno a questa parte divorano anche i mitili più grandi, quelli pronti per finire nella rete commerciale.
Il tema viene trattato ampiamente dal portale istriano Istarski.hr che si sofferma sulla situazione in Istria dove i maggiori allevamenti si trovano nelle acque di Pomer nel sud della penisola, nel Canal d’Arsa sulla costa orientale, nel Canale di Leme e nel Golfo di Pirano. «Considerati i grossi danni che praticamente vanificano il nostro lavoro e tutti i nostri sforzi – spiega qualcuno degli allevatori – è meglio smettere e dedicarsi ad altre attività». Per avere un’idea della voracità delle orate, basta pensare alle testimonianze di qualche allevatore. «Un grande banco di pesci – dicono – in poche ore riesce a divorare alcune tonnellate di mitili» o “pedoci” come vengono chiamati in Istria.
E rimedi, all’orizzonte, non se ne vedono: qualcuno ha provato a ingabbiare le corde sulle quali i piccoli mitili crescono, ma niente da fare: le orate letteralmente strappano i grappoli divorandoli.
A questo punto si pone la domanda: la voracità delle orate è un fenomeno di questi ultimi tempi o erano sempre cosi affamate? In realtà, più che il loro appetito, negli ultimi tempi è aumentata la loro presenza. Un rapido moltiplicarsi favorito da due fattori, come spiegano gli esperti.
Il primo è il riscaldamento del mare dovuto ai cambiamenti climatici, il secondo è l’incrocio con le orate fuggite dagli allevamenti ittici, il cui grado di voracità è superiore. Quest’ultimo fenomeno è stato confermato dagli scienziati dell’Istituto oceanografico di Spalato. E gli avannotti degli impianti di acquacoltura, dato curioso, provengono per lo più dalla Francia.
Con la chiusura di alcuni allevamenti, già ora le cozze cominciano a scarseggiare sul mercato. Alla pescheria di Pola fino a pochi giorni fa erano vendute su tre banconi, ora ne è rimasto uno solo che offre i mitili provenienti da Santa Marina presso Abrega al prezzo di 6 euro il chilogrammo mentre fino a pochi mesi fa era di 5 euro. C’è da credere che salirà ancora quale effetto dell’aumento della domanda.
Pertanto per i “pedoci alla buzara” che sono uno dei tipici piatti estivi della tradizione marinara, si dovranno affondare maggiormente le mani in tasca.
In compenso c’è abbondanza di orate che sono l’eccezione nella triste realtà dell’impoverimento del fondo ittico dovuto alla pesca eccessiva. Abbondanza che vuol dire anche prezzo più basso: ora si va dagli 8 ai 24 euro il chilogrammo a seconda della grandezza
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