Missione in Bosnia per i ministri Tajani e Schallenberg
I titolari degli Esteri di Italia e Austria vedranno oggi i membri della presidenza tripartita. Focus sulla stabilizzazione dell’area

BELGRADO Ribadire il sostegno di Roma e Vienna all’integrazione europea della Bosnia-Erzegovina. E l’impegno dell’Italia nel velocizzare il processo di allargamento non solo di Sarajevo, ma dell’intera regione balcanica. È l’obiettivo della visita congiunta del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e del suo omologo austriaco, Alexander Schallenberg, che sbarcheranno oggi nella capitale bosniaca.
In agenda, incontri con i tre nuovi membri della presidenza tripartita, la serbo-bosniaca Zeljka Cvijanovic, presidentessa in carica, il bosgnacco Denis Becirovic e il bosniaco-croato Zeljko Komsic, con la neo-presidentessa del Consiglio dei ministri centrale, Borjana Kristo e il ministro degli Esteri bosniaco, Elmedin Konakovic, sincero sostenitore della Bosnia in Europa – e pure nella Nato, uno scenario quest’ultimo fortemente avversato dalla leadership serbo-bosniaca. Nel programma della visita, anche una tappa a Camp Butmir, il quartier generale della missione di peacekeeping Eufor Althea, dove Tajani e Schallenberg vedranno il comandante della forza internazionale di pace, l’austriaco Helmut Habermayer e saluteranno il contingente militare italiano che fa parte della missione.
Il viaggio di Tajani in terra bosniaca è stato pensato per mandare un messaggio forte a Sarajevo e a Banja Luka, ossia che esiste un sincero «sostegno italiano alla prospettiva europea della Bosnia-Erzegovina dopo la concessione dello status di Paese candidato Ue in dicembre», ha sottolineato la Farnesina. Status che «è un risultato di rilevanza strategica, raggiunto anche grazie all’incessante impegno del governo italiano», ha ribadito ieri Tajani, aggiungendo che l’allargamento Ue alla Bosnia e ai Balcani è sempre più «un investimento in pace, sicurezza e stabilità per il nostro Paese», in particolare alla luce dell’aggressione russa all’Ucraina». Investimento che vedrà un crescendo nei prossimi mesi, dopo la Conferenza di Trieste, con un business forum a Belgrado il 21 marzo e poi con un vertice tra Tajani e i ministri degli Esteri balcanici a Roma, ha ricordato sempre la Farnesina.
La visita di Tajani e Schallenberg segnala un rinnovato interesse da parte di molti Paesi Ue verso i Balcani e il processo d’integrazione. Non a caso arriva dopo quella di fine febbraio del ministro croato degli Esteri, Gordan Grlic Radman, mentre anche il premier sloveno Golob è atteso a Sarajevo lunedì prossimo. Il processo, tuttavia, sarà certamente accidentato. Permangono, in Bosnia, forti divisioni interne tra i politici serbo-bosniaci e quelli bosgnacchi e croati, con tensioni che a intervalli regolari scatenano nuove crisi e minacce destabilizzanti, provenienti in particolare dal fronte serbo-bosniaco.
Non va molto meglio nella vicina Serbia, al palo nella corsa all’adesione a causa del dialogo ancora irrisolto con Pristina. Immobile, nel processo d’integrazione, è da tempo anche la nazione da anni in pole position per capitoli negoziali aperti, ovvero il Montenegro, azzoppato dalla crisi politica che va avanti da mesi e che potrebbe risolversi solo dopo le presidenziali del 19 marzo. Ben più indietro nella “gara” verso la Ue, malgrado riforme e impegni rispettati, rimangono Macedonia del Nord e Albania, mentre il Kosovo attende novità sul possibile accordo con Belgrado. E ha potuto ieri almeno festeggiare una nuova luce verde sull’abolizione dei visti per viaggiare nella Ue, a partire dal 2024.
Riproduzione riservata © il Nord Est