Nuovi rinforzi e osservatori per le elezioni in Kosovo

Per la sicurezza a Kfor altri 200 soldati della Brigata Sassari, l’Ue invia poliziotti. Kurti in testa nei sondaggi: il suo partito otterrebbe la maggioranza assoluta

Stefano Giantin
I militari della Brigata Sassari sbarcano nei Balcani. Foto Linkedin Kfor
I militari della Brigata Sassari sbarcano nei Balcani. Foto Linkedin Kfor

Militari di rinforzo, in arrivo dall’Italia, per ingrossare le fila di una già folta missione dell’Alleanza atlantica. Più agenti di polizia europei dispiegati da Bruxelles. E infine un centinaio di osservatori Ue pronti a mettersi in viaggio e ad arrivare in tempo, in Kosovo, per vigilare su una tornata elettorale fondamentale per il futuro del Paese e della regione balcanica.

Le elezioni parlamentari del prossimo 9 febbraio si prospettano ad altissima tensione, dopo mesi di incidenti, dialettica sempre più aspre tra Pristina e i serbi del Nord e con il dialogo con Belgrado ormai al palo. Lo confermano le mosse della comunità internazionale, che non sembra voler rischiare che l’appuntamento alle urne si trasformi nell’ennesima scintilla di una nuova escalation.

La Nato ha annunciato l’arrivo in Kosovo di più di «duecento soldati della Brigata “Sassari”», postando foto dei militari in fase di sbarco dalla nave San Giorgio.

Militari italiani che andranno a irrobustire la missione Nato in Kosovo, la Kfor, che già oggi può contare su circa 4 mila militari di svariati Paesi membri dell’Alleanza.

Il compito degli italiani? Dare una mano all’Alleanza, soprattutto «in risposta a ogni rilevante sviluppo nella situazione di sicurezza, incluso durante il periodo elettorale», ha confermato la missione Nato.

Le preoccupazioni sembrano essere condivise anche da Eulex, la missione europea di polizia in Kosovo, che si è mossa in maniera speculare, annunciando di aver «rinforzato» le sue forze di polizia sul terreno, con l’arrivo di agenti di polizia da svariati Paesi europei: membri della Gendarmeria francese, Carabinieri italiani, personale della “Guardia Nacional” portoghese e poliziotti lituani.

Necessario poi vigilare anche sulla trasparenza e la regolarità del voto. Su questo fronte saranno preziosi gli oltre cento osservatori che la Ue invierà in Kosovo, un segnale del «sostegno continuo» di Bruxelles a Pristina nel suo impegno a «rinsaldare la governance democratica», ha spiegato Nathalie Loiseau, eurodeputata francese scelta come capo della missione di monitoraggio del voto del 9 febbraio.

Il voto arriva dopo due anni di acute tensioni nel Paese, con il governo Kurti che ha accelerato nelle controverse operazioni di imposizione della sovranità del Kosovo sul Nord a maggioranza serba e dopo gravi incidenti, come l’attacco dei paramilitari serbi a Banjska e il misterioso attentato al canale Ibar-Lepenac.

Kurti, in corsa per rimanere saldo sulla poltrona di primo ministro, è sostenuto dal suo partito Vetevendosje (Autodeterminazione), che dovrà fare i conti con altri tre concorrenti che aspirano alla carica di premier.

Sono Bedri Hamza del Partito democratico del Kosovo (Pdk), Lumir Abdixhiku della Lega democratica del Kosovo (Ldk) e l’ex premier Ramush Haradinaj dell’Alleanza per l futuro del Kosovo (Aak).

Secondo un sondaggio dell’agenzia Valicon, se si votasse oggi, Vetevendosje schizzerebbe vicina alla maggioranza assoluta. Staccatissimo il Pdk, intorno al 19%, l’Ldk, al 15% e l’Aak al 7-8%. —

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