Pahor: «C’è il rischio che la guerra crei un nuovo muro con l’Est»

Gli scenari del presidente della Repubblica slovena: «Siamo stati anni per costruire la pace, basta un giorno per far scoppiare un conflitto: tutto dipende da cosa farà adesso la Serbia. Non me l’aspettavo, Putin mi ha deluso»

Mauro Manzin
Borut Pahor
Borut Pahor

BLED. Il silenzio e la pace del lago di Bled invitano a meditare. Anche su dieci anni trascorsi alla presidenza della Repubblica di Slovenia. Si guarda attorno, nel piccolo parco di Villa Triglav, colui che tra qualche mese ridiventerà il signor Borut Pahor e non sarà più il signor Presidente. È stanco Pahor, la guerra in Ucraina è stata la sua più grande delusione e la paura è ora che ne esca un’Europa nuovamente divisa, tra una democratica e libera a Ovest e una autoritaria a Est. Tutto è nelle mani della Serbia.

Presidente, è giunto il tempo dei bilanci. Il momento più bello di questi 10 anni?

Non lo dico perché sto parlando ora con un giornalista triestino, ma perché è la verità. Il momento politico indimenticabile è quell’inchino fatto mano nella mano con il presidente italiano Sergio Mattarella alle vittime delle Foibe e agli sloveni fucilati dai fascisti a Opicina.

Crede che gli italiani e gli sloveni abbiano capito il significato di portata storica di tale gesto?

Sono stato piacevolmente sorpreso quando ho capito che questo gesto ha colpito la gente, un gesto che si è radicato nei loro cuori e questo in entrambi i popoli in un modo così potente che non ha influito solo sul successo di quella cerimonia, ma continua ancora oggi a influire sulla loro convivenza.

Quale invece è stato il momento peggiore?

Sono stato molto deluso dalla decisione di Putin di invadere l’Ucraina. Prima come premier, poi come presidente della Repubblica ho investito molto sulla fratellanza con la Russia, ci siamo incontrati più volte con Putin sia a Mosca che in Slovenia, avevamo lavorato duro perché nascesse una sorta di amicizia, collaborazione, comprensione. Poi una decisione così cruda ha distrutto tutto.

E che cosa ha pensato allora, in quel 24 febbraio?

Che per la pace bisogna lavorare e faticare per decenni, mentre la guerra scoppia in una notte.

Cambiando registro, qual è stato invece il suo episodio più ridicolo?

Forse quando sono stato eletto presidente la prima volta. Il cerimoniale vuole che il capo dello Stato che il popolo ha scelto entri ufficiosamente nel palazzo presidenziale, orbene mentre stavo salendo le scale ho sentito che al microfono qualcuno annunciava: «Arriva il presidente della Repubblica di Slovenia», e in quel momento mi sono fatto da parte come dire «cavolo se deve entrare il presidente è meglio che mi scansi».

Si ricandiderebbe se la Costituzione slovena lo permettesse?

No.

Perché?

Due mandati mi sembrano un tempo adeguato, non desidero svolgere questo compito per abitudine, come fosse una routine. È una funzione che la devi vivere, deve diventare il tuo stile di vita, la tua modestia. Dieci anni bastano.

Se ne va via deluso o soddisfatto?

Soddisfatto.

Piccolo gossip, ma che cosa vi siete detti con la regina Elisabetta lontano dai microfoni?

(Risata)

Non creeremo problemi diplomatici...

Quando ci siamo incontrati a Londra mi ha accolto con una grande sorriso (dicono che non lo fa con tutti) e poi mi ha detto: «Oh, finalmente siete riuscito ad entrare», perché le avevano raccontato di quanti post sulla mia pagina di Instagram ho postato con Buckingham Palace alle mie spalle.

Ma come regina, simbolo di una nazione che impressione le ha fatto?

Ci tengo molto alla mia foto accanto alla regina Elisabetta che mi ha sorpreso per la saggezza e profondità espressi durante i colloqui personali, con una visione politica molto chiara.

Prima lei ha parlato dei suoi rapporti con Putin. Che cosa si è spezzato in Russia?

Non posso dire di essere rimasto particolarmente colpito dalle ragioni per cui il presidente Putin ha deciso l’invasione, conoscevo la sua nostalgia dei tempi dell’Unione sovietica, questo non era un segreto per chi con lui collaborava, ma non avrei mai pensato che tutto ciò si trasformasse in un casus belli.

Che cosa è successo allora?

Non so, mi ha assolutamente spiazzato questo vetusto concetto della grandezza della Russia e dell’impero sovietico. Lo conoscevo, ma che questo diventasse un casus belli non lo avrei mai pensato.

Quindi Putin l’ha delusa?

Assolutamente sì, per la pace lavori anni e anni e poi far saltare tutto in aria su concetti obsoleti di rappresentazioni storiche o di potere personale, è inconcepibile.

In Ucraina imperversa la guerra ma qualcosa sta “bollendo” anche nei Balcani occidentali. Ritiene che il Kosovo e la Bosnia-Erzegovina possano diventare un altro grande problema?

Dalla guerra in Ucraina cadrà sull’Europa un’altra trave di ferro, una nuova demarcazione tra Ovest ed Est così come è stato in passato fino alla caduta del muro di Berlino, tra il democratico Occidente e l’autoritario Oriente, che sarà anche il confine della zona di influenza della Russia.

Lungo quale direttrice si dipanerà questo nuovo “muro”?

Se tutti i Balcani occidentali rientreranno nella parte occidentale ci sarà la pace.

Altrimenti?

Se per decisioni politiche sbagliate anche a causa di una sottovalutazione di questo pericolo il confine attraverserà i Balcani occidentali ritengo che passerebbe vicino o addirittura attraverserebbe la Bosnia, allora ritengo che questa situazione diventerebbe molto pericolosa per la pace.

Quale sarà lo snodo cruciale di questa evoluzione geopolitica?

Fondamentale è che cosa deciderà di fare la Serbia. Se rimarrà fedele all’Ue ritengo che ci siano buone possibilità di una transizione pacifica attraverso questa nuova divisione.

Se Belgrado voltasse le spalle a Bruxelles?

Se non riuscirà ad uscire dal legame con la Russia che è politico, militare, religioso, sentito ed emozionale ci sarebbero conseguenze per l’intera regione dei Balcani occidentali.

Pessimista o ottimista?

Non bisogna essere pessimisti, non serve che qualcuno si metta ora a versare panico, serve prudenza, apertura, sincerità, mediazione, colloquio per questo sono soddisfatto che tutti i presidenti dell’Iniziativa Brdo-Brioni (i presidenti dei Paesi sorti dalle ceneri della ex Jugoslavia ndr.) hanno confermato la loro presenza al summit di Brdo pri Kranju il prossimo 12 settembre.

Quindi un’occasione di dialogo e confronto?

Per rafforzare la credibilità tra i leader ed evitare che singoli incidenti abbiano un’escalation e pericolosa.

E ora, che cosa farà da grande?

Non lo so (lo dice in italiano). Avrò un anno per pensare e se farò qualcosa dovrà essere qualche cosa che mi piace.

Magari a Bruxelles?

Non lo so (ancora in italiano). Giuro che non lo so.

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