Pinna nobilis da salvare: così l’Acquario di Pola cura decine di esemplari in Istria

POLA Dai collettori di larve di Pinna nobilis posizionati cinque mesi fa sui fondali della zona di Becaria, a Parenzo, sono state raccolte ben sessanta larve di questo bivalve, conosciuto anche come nacchera di mare. Si tratta di un vero e proprio record in tutto il Mediterraneo, laddove solitamente nei collettori piazzati si riescono a raccogliere al massimo sei o sette esemplari. Ed è un risultato tutt’altro che banale: negli ultimi cinque anni infatti una vera e propria epidemia ha sterminato ovunque le Pinna nobilis nel Mediterraneo, e sono molti gli istituti di ricerca che da tempo cercano di salvarle.
Il prezioso carico di larve è così stato trasportato a Pola, all'Acquario di Verudella, il più grande in Croazia, dove ora gli esemplari continueranno a crescere sotto l'occhio vigile degli esperti. Qui le nacchere di mare infatti vengono “nutrite” con del fitoplancton somministrato loro per quattro volte al giorno: si tratta di fitoplancton coltivato in un apposito vivaio per le necessità della fauna dell'acquario.
La più piccola larva, tra le nuove arrivate, è lunga solo 1,3 centimetri e quella più grande misura 5,7 centimetri: gli esemplari adulti, lo ricordiamo arrivano a una lunghezza media di 65 centimetri (che può salire fino a 100 e oltre). La crescita degli esemplari di questa specie è molto lenta: si parla di appena un centimetro all’anno. Le larve arrivate a Verudella si sono aggiunte a quelle che di tanto in tanto vengono portate dopo essere state raccolte dai collettori collocati nell'insenatura di Valdaura, sull'isola di Brioni Maggiore. E ogni esemplare è il simbolo della natura che rinasce. L’acquario di Pola in questo senso sta svolgendo una missione importante per la salvaguardia del bivalve che, tra i più grandi al mondo, è oggi a forte rischio di estinzione.
Finora la struttura di Verudella ha ricevuto degli importanti riconoscimenti a livello internazionale per la partecipazione a numerosi programmi di conservazione delle specie marine, fra cui quello dedicato alle tartarughe marine. Il Centro per il loro recupero è stato aperto nell’ambito dell’acquario nel 2006. Qui gli esemplari vengono curati dalle ferite riportate a diretto contatto con le imbarcazioni o dopo esser finiti nelle reti dei pescatori. L’apertura del Centro è stata resa possibile grazie al progetto Netcet - coordinato dall’Italia - e ai finanziamenti dell’Istituto nazionale per la tutela della natura.
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