Rotta balcanica, Austria, Ungheria e Serbia stringono un patto contro i migranti

Intesa fra Belgrado, Vienna e Budapest per arginare gli arrivi illegali. La Serbia stringe sui visti e rafforza i controlli ai confini

Stefano Giantin
Stretta di mano a Belgrado: da sinistra Karl Nehammer, Aleksandar Vučić e Viktor Orban
Stretta di mano a Belgrado: da sinistra Karl Nehammer, Aleksandar Vučić e Viktor Orban

BELGRADO  I numeri continuano ad aumentare e non piacciono a diversi Paesi Ue. E allora si rafforza una triplice alleanza con l’obiettivo di arginare i flussi, usando la mano dura, prima che l’ondata arrivi all’interno dell’Unione. I flussi sono quelli di migranti e profughi in viaggio attraverso i Balcani, e tornano a essere uno degli argomenti-chiave del dibattito politico e internazionale nella regione, parallelamente alla crescita del numero degli stranieri in transito nell’area, diretti verso l’Europa più ricca.

Lo confermano le mosse di Ungheria, Austria e soprattutto della Serbia, nucleo di quello che appare configurarsi come una eterogenea alleanza anti-migranti. Mosse come quella registrata a Belgrado, dove per la seconda volta in poche settimane si sono rivisti il Cancelliere austriaco Karl Nehammer, il premier ungherese Viktor Orban e il presidente serbo, Aleksandar Vučić. La trilaterale ha gettato le basi di una nuova “offensiva” anti-migranti, con protagonista proprio la Serbia. È quanto prevede un memorandum d’intesa siglato dai tre leader a Belgrado, una sorta di piano di battaglia che dovrebbe essere attuato già entro la fine dell’anno con l’obiettivo di diminuire la porosità dei confini serbi, riducendo in questo modo gli arrivi anche in Ungheria e in Austria.

Come farlo? Qualche dettaglio è stato fornito dallo stesso Vučić, che ha confermato che «si vuole spostare la linea di difesa a sud», con un potenziamento dei controlli alla frontiera serbo-macedone attraverso rinforzi – un centinaio di agenti di supporto arriverà anche dall’Austria - e nuove tecnologie, come droni e telecamere termiche. Chi riuscirà a passare non avrà comunque vita facile. Vučić ha evocato infatti «espulsioni» più rapide «per chi non ha chance di ottenere asilo». E queste espulsioni dovrebbero avvenire con «aerei» dalla Serbia, un processo «molto costoso» ma a cui contribuiranno Budapest e Vienna, togliendo anche a Belgrado la patata bollente di ospitare troppi migranti economici. La Serbia non sarà più neppure un cavallo di Troia per la Ue, attraverso un completo allineamento della sua politica dei visti con quella europea – ovvero, mai più finti turisti da Burundi, India o Cuba che arrivavano legalmente a Belgrado in aereo e poi tentavano di proseguire il viaggio verso la Ue, senza permessi.

Sarà insomma la fine «del turismo dell’asilo» e dell’«asilo à-la-carte», ha confermato da parte sua Nehammer, leader di quell’Austria che in un anno ha visto triplicare le richieste di protezione e che, in una visione condivisa dall’Ungheria, ritiene che il sistema d’asilo a livello Ue non funzioni. Così Vienna vuole separare con chiarezza chi ne ha diritto da chi cerca “solo” una vita migliore. Le migrazioni vanno «prevenute, non gestite», ha osservato invece Orban, che ha sottolineato che cooperare con la Serbia, ancora fuori dalla Ue, sarebbe «una questione di sopravvivenza».

Le visioni dei tre leader sarebbero giustificate dai numeri. Orban ha parlato di 250mila ingressi irregolari via Serbia fermati dalla polizia magiara solo in quest’anno, di una «aggressività» dei trafficanti di esseri umani «che si accentua». «Non solo hanno armi, ora le usano», ha aggiunto, un riferimento ai trafficanti che nei giorni scorsi hanno aperto il fuoco contro la polizia ungherese. Ci sono poi i tremila e passa disperati che vivono al freddo al confine serbo-magiaro, vicino a Subotica, con Ong e attivisti che temono il peggio in vista dell’inverno, in quella Serbia che quest’anno ha registrato un +191% di arrivi, ha detto Vučić. Numeri che fanno il paio con gli ultimi diffusi dall’agenzia Frontex, che questa settimana ha confermato che la Rotta balcanica rimane quella più trafficata in Europa. E che sono stati quasi 130mila i rintracci nella regione, +168% rispetto allo scorso anno.

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