Rovigno, demolito lo storico ex frigo del pesce: al suo posto un centro commerciale

L’edificio fu un carcere ai tempi dell’Italia e con l’avvento di Tito fu l’anticamera dell’Isola Calva
Valmer Cusma
Il magazzino frigorifero del conservificio Mirna a Rovigno mentre viene demolito
Il magazzino frigorifero del conservificio Mirna a Rovigno mentre viene demolito

 POLA Sta venendo giù sotto i colpi del martello pneumatico delle ruspe un edificio che rappresenta una pugno nell'occhio o il brutto anatroccolo dell'immagine turistica di Rovigno, al quale però è legato oltre un secolo di storia dalle tinte chiaroscure. Non che l'architettura originaria fosse da buttare anzi, ma la sua ridestinazione d'uso in epoca socialista e il successivo degrado ne hanno fatto un mostro che finalmente viene demolito per far posto ad altri contenuti sicuramente più validi sia dall'aspetto funzionale che estetico.

Il magazzino frigorifero del conservificio Mirna a Rovigno in una foto d’epoca
Il magazzino frigorifero del conservificio Mirna a Rovigno in una foto d’epoca

Stiamo parlando dell'enorme edificio ubicato all'entrata nord di Rovigno, lungo ben 92,44 metri e largo 15,4 della superficie utile di 1.440 m2 e lorda di 5.130 m2. In seguito al movimento dei mezzi meccanici pesanti, il traffico in quel punto della città è chiuso agli autobus e agli autocarri, le automobili sono invitate alla massima prudenza. Nel 2018 il palazzone era stato acquistato dalla catena di supermercati Tommy di Spalato che vuole realizzare sull'immobile vari vani d'affari con punti vendita, servizi e appartamenti. L'ubicazione non poteva essere migliore poiché da quel punto si gode un magnifico panorama sul mare di Rovigno con le sue isole. E il nucleo storico della città è a due passi. Si diceva della storia dell'edificio. Venne fatto costruire dall'amministrazione francese agli inizi del 19.esimo secolo con la funzione di carcere. All'epoca a Rovigno era stato istituito il tribunale con la giurisdizione sull'intero territorio istriano dal fiume Quieto in giù, e la casa di pena vi era per cosi dire funzionalmente collegata.

Come riportato da certi documenti storici, si trattava di una “prigione di lusso” con vista sul mare, per carcerati benestanti come ad esempio politici, commercianti, uomini d'affari. Nel 1920 qui venne imprigionato per un furto commesso a Pola il noto bandito e brigante istriano Ivan Kolarić all'epoca ventenne: la sua libertà era durata pochissimo dopo esser stato appena rilasciato da un carcere in Slovenia. In prigione nella quale era occupato in cucina, però non rimase a lungo. Infatti un pomeriggio del maggio 1921 assieme ad altri due detenuti era riuscito ad arrampicarsi sul tetto della lavanderia e quindi a calarsi in strada con l'aiuto di una fune. L'episodio è stato ricordato dallo stesso Kolarić nelle sue memorie.

L'edificio mantenne la sua funzione di carcere anche durante il Ventennio. Nel periodo dell'Informbirò (1948–1955), praticamente il corrispettivo jugoslavo del Cominform, l'edificio era usato come prima stazione dei deportati sulla famigerata Isola Calva, luogo di internamento degli oppositori del regime di Tito. Tra questi figurava il giovane professore Sergio Borme che era riuscito a scampare alle foibe. Ebbene i ginnasiali passavano ogni giorno a salutarlo sotto la sua finestra fino al giorno della partenza per l'Isola Calva dove trascorse tre anni e mezzo di inferno. Dopo l'odissea jugoslava si trasferì con la moglie a Pavia. Nel 1963 l'edificio venne radicalmente ristrutturato assumendone l'attuale a dir poco orribile aspetto, e trasformato in magazzino frigorifero del Conservificio Mirna fondato nel 1887. Da anni l'edificio è fuori uso.

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