Sciopero della spesa in Croazia: negozi vuoti contro il carovita

Registrato il -44% di scontrini nella giornata di boicottaggio lanciata dal movimento “Halo inspektore”. Plenković annuncia nuove misure contro l’inflazione, a dicembre attestata sul 4,5%

Stefano Giantin
Un carrello della spesa vuoto in un supermercato
Un carrello della spesa vuoto in un supermercato

Cosa fare, da semplice cittadino, se l’inflazione si mangia i salari e il carovita morde sempre di più, mentre la politica rimane inerte a guardare e le catene della grande distribuzione ingrassano? Uno “sciopero della spesa” a livello nazionale che, secondo dati ufficiali, ha fatto assai male a negozi e supermercati.

Tasso più alto dell’Eurozona

La possibile lezione arriva dalla Croazia, Paese membro Ue che lo scorso dicembre ha registrato un triste record, il tasso d’inflazione più alto nell’Eurozona, pari al 4,5% a livello annuale, quasi il doppio rispetto all’area euro. Come mutare un quadro così negativo? «Non comprate nulla per un giorno, assolutamente nulla», l’appello lanciato questa settimana con un messaggio diventato virale sui social, su iniziativa di un movimento dal basso contro il carovita, chiamato "Halo, inspektore", che ha in particolare puntato l’indice verso l’introduzione dell’euro quale causa scatenante dei rincari, ma non solo. «Preparatevi come se fosse una domenica», si leggeva nell’appello, che ricordava che nel Regno Unito un’azione speculare, in quel caso diretta contro gli alti prezzi dei carburanti, aveva portato «a una riduzione immediata di 15 pence al litro, con i salari» reali «aumentati circa di 100 sterline al mese». Dunque, la chiosa, «se solo il 10% dei croati partecipa, causeremo danni significativi ai commercianti, mentre voi non perderete assolutamente nulla».

Appello raccolto dai social

L’appello è stato raccolto prima sugli stessi social - «i prezzi sono fuori controllo, avete ragione», «pieno sostegno all’iniziativa», il tono dei commenti – e poi, l’altro ieri, nella vita reale. Lo si è visto da Zagabria a Osijek passando per Pola e Ragusa-Dubrovnik, con i croati che, davvero in tantissimi, hanno recepito il messaggio e rispettato lo “sciopero della spesa”. Già alle 11 del mattino si registrava un «calo del 40% degli scontrini emessi» rispetto allo stesso giorno della settimana precedente, ha annunciato l’Ufficio nazionale delle imposte di Zagabria, mentre a fine giornata si è toccato il 44%. Numeri che riflettono le scene osservate nella capitale croata, dove i negozi e i supermercati si sono letteralmente svuotati rispetto al normale, con scene simmetriche in tutto il resto del Paese.

Gente che si sente truffata

Magari un giorno di incassi in meno non farà così male, ma si tratta di «un messaggio simbolico importante», ha spiegato Josip Kelemen, di Halo Inspektore, citato dalla Afp, che ha sottolineato che «la gente», in un Paese dove il salario medio netto non arriva a 1.400 euro al mese «si sente truffata» a causa degli aumenti e ora ne ha avuto abbastanza. Il boicottaggio è stato appoggiato anche dai partiti di opposizione: la colpa del carovita «è del governo», ha accusato l’Sdp. E ha causato forti reazioni. L’azione di protesta è «molto importante e articolata», con molti cittadini che hanno pure confrontato «i prezzi» in Croazia e all’estero e «li hanno considerati inaccettabili», ha ammesso il premier Andrej Plenković, che ha anticipato controlli nei supermercati e nuove misure di «contenimento» dell’inflazione. «Come ministro delle Finanze, penso che il governo debba concentrarsi sul trovare soluzioni» per abbassare «le spinte inflazionistiche», ha fatto eco il ministro Primorac, mentre quella dell’Ambiente, Marija Vucković, ha fatto sapere perfino di aver partecipato al boicottaggio, mentre sui social già si rinnovano gli appelli a ripetere la protesta. ​​​​​​

 

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