Dopo le manifestazioni in Serbia consenso in caduta per il presidente Vučić

Secondo un sondaggio dell’autorevole rivista politica Nspm, l’opposizione sarebbe su di 8 punti, mentre il 60% dei cittadini sarebbe con gli studenti

Stefano Giantin
La grande manifestazione a Belgrado del 15 marzo scorso
La grande manifestazione a Belgrado del 15 marzo scorso

Un possibile cambiamento epocale, maturato attraverso mesi di proteste di piazza che hanno mutato le opinioni e le posizioni politiche di tanti cittadini.

È quello che starebbe covando sotto la cenere in Serbia, dove gli elettori avrebbero iniziato a prendere in considerazione delle alternative al Partito progressista (Sns) del presidente Vučić, saldamente in sella da più di dodici anni. Ma la sua presa sul potere sarebbe oggi assai fiacca.

È lo scenario-bomba evocato da un sondaggio dell’autorevole rivista di studi politici Nova srpska politička misao (Nspm), che ha deciso di tastare il polso ai serbi dopo più di quattro mesi di proteste di piazza.

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La redazione
La protesta a Belgrado lo scorso sabato

E i risultati dovrebbero far riflettere la classe politica al potere e lo stesso Vučić. Uno, in particolare, colpisce. È la risposta a una domanda semplice: «Se alle prossime elezioni governo e opposizioni corressero come due blocchi distinti, per chi votereste?».

Per l’attuale maggioranza, quella composta dall’Sns, dai socialisti (Sps) della vecchia volpe della politica nazionale, l’attuale ministro degli Interni Ivica Dačić e alleati minori, ha risposto il 32,8% del campione. Ma un ben più vasto 41,3% ha invece assicurato che alle urne sceglierebbe una ipotetica grande alleanza «dell’opposizione», una squadra ancora non all’orizzonte, ha svelato il sondaggio Nspm, evocando dunque un terremoto sulla scena politica nazionale.

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La redazione
La manifestazione degli indignados di sabato 15 marzo a Belgrado, in Serbia. Foto Epa

La prospettiva è certamente ipotetica, ma «bisogna sottolineare che è la prima volta, dalla salita al potere dell’Sns, che un sondaggio a livello nazionale», eseguito su un campione ampio di cittadini, «identifica un tale vantaggio dell’opposizione», ha messo l’accento Nspm.

E le sorprese non sono finite. Malgrado le accuse delle autorità – che ripetono la teoria della “rivoluzione colorata” ideata per distruggere il Paese – i serbi vedrebbero con grande favore le manifestazioni. Quasi il 60%, infatti, ha detto di «sostenere» gli indignados, mentre solo il 32% si è detto contrario.

Divisa è invece l’opinione pubblica sull’idea di un governo di transizione, proposto dalle opposizioni e da organizzazioni civiche come ProGlas, con una percentuale pressoché identica di favorevoli e contrari.

Non piace poi l’idea di un voto anticipato, un’opzione che rimane sul tavolo dopo la conferma delle dimissioni del premier Vučević, dato che un buon 44,5% ritiene necessario che prima «si creino le condizioni di fair play» affinché la gara tra i partiti sia equa. E fra quei partiti non sarebbe male se ci fosse una qualche rappresentanza degli studenti serbi. La pensano così più di quattro serbi su dieci.

Ma i numeri, sorprendenti, vengono offuscati quotidianamente dalla cronaca, che parla di crescenti tensioni nel paese, che ha ancora negli occhi l’imponente manifestazione del 15 marzo a Belgrado, che ribolle per le polemiche sul possibile uso di un’arma sonica contro i dimostranti. E piange per la sedicesima vittima alla stazione di Novi Sad, un 19enne morto dopo mesi di ricovero.

Tensioni – diffuse ora soprattutto in località minori, da Bogatić a Ruma – che hanno raggiunto il loro apice però nella più grande Nis, dove cittadini e giovani esasperati hanno assalito con lanci di uova e altri oggetti sindaco e sostenitori dell’Sns. Sono dei «selvaggi aggressori», così li ha bollati a caldo Vučić, fischiato ieri dagli indignados in quel di Leskovac. Vučić che ieri si è spinto nuovamente a evocare imprecisate forze straniere che starebbero tramando per «distruggere il paese con i loro sporchi soldi». E il nervosismo è sempre più p

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