Serbia: accolte le dimissioni del premier Vučević: nuovo governo o Paese alle urne

Con il premier si era dimesso l’intero governo, insediatosi il 2 maggio scorso, e che è rimasto in carica per la cura degli affari correnti

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Il premier dimissionario della Serbia, Miloš Vučević
Il premier dimissionario della Serbia, Miloš Vučević

Il parlamento serbo ha preso atto ufficialmente e accolto mercoledì le dimissioni del premier Miloš Vučević, presentate il 28 gennaio scorso dopo i gravi incidenti e gli scontri avvenuti a Novi Sad a margine delle proteste del movimento degli studenti in agitazione.

Con il premier si era dimesso l’intero governo, insediatosi il 2 maggio scorso, e che è rimasto in carica per la cura degli affari correnti.

La presidente del parlamento Ana Brnabić ha ricordato la norma di legge per la quale dalla presa d’atto delle dimissioni del governo da parte del parlamento scatta un periodo di 30 giorni entro il quale dovrà essere nominato un nuovo esecutivo.

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La protesta a Belgrado lo scorso sabato

Se ciò non dovesse avvenire, si andrà a nuove elezioni che, in questo caso, dovranno eventualmente tenersi a inizio giugno, l’1 o più probabilmente l’8 giugno.

L’orientamento della dirigenza serba – presidente, premier dimissionario e capo del parlamento – è di cercare di costituire entro un mese un nuovo governo regolare e stabile, senza passare attraverso un esecutivo transitorio che porti poi il Paese al voto, come richiesto dalle opposizioni in questo periodo di crisi politica e di proteste popolari.

Vučević, fedelissimo del presidente Aleksandar Vučić, aveva annunciato il proprio addio alla poltrona di capo del governo dopo aver retto le sorti dello Stato per meno di un anno:

«Dimissioni irrevocabili», aveva sottolineato. Un passo indietro arrivato dopo mesi di proteste e manifestazioni, innescate dalla tragedia della stazione di Novi Sad, dove il 1° novembre dello scorso anno il crollo della tettoia in cemento era costato la vita a 15 persone.

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La manifestazione di protesta a Belgrado lo scorso sabato. (Foto Ansa Epa)

Il governo serbo, aveva detto Vučević il 28 gennaio appunto, ha «dimostrato responsabilità, due ministri si sono dimessi», un riferimento al potente Goran Vesić, sotto inchiesta per la tragedia, e a quello del Commercio, Tomislav Momirović, prova che «non ci sono protetti».

Le proteste post-tragedia alla stazione di Novi Sad si sono trasformate con il passare del tempo in un’insurrezione non violenta «contro corruzione e clientelismo», a favore di istituzioni democratiche funzionanti e di un repulisti del sistema: mobilitazioni sempre di più espressione di opposizione all’élite al potere. L’ultima grande manifestazione, lo scorso sabato, a Belgrado. —

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