Serbia, i russi in coda per firmare a favore del candidato pacifista
La comunità che ha lasciato Mosca per Belgrado mobilitata a favore di Nadezhdin, l’oppositore del Cremlino

BELGRADO. Lunghissime e inconsuete code nelle maggiori città serbe, con centinaia e centinaia di persone ad aspettare di mettere una firma davanti a case e appartamenti considerati sicuri, sfidando paure e la potenziale temuta longa manus dei servizi di Mosca. Anche così si costruisce un possibile nuovo futuro per la Russia, con una mobilitazione senza precedenti osservata in un Paese balcanico, la Serbia, diventato da due anni una seconda casa per decine di migliaia di esiliati volontari.
In Serbia hanno suscitato clamore le immagini di infinite code formate da cittadini russi, osservate in questi giorni a Belgrado ma anche a Novi Sad e a Subotica, vicino al confine ungherese. Chi sono?, si sono chiesti i passanti nella capitale serba e nella maggiore città del nord. La risposta è arrivata a stretto giro di posta. Si tratta di oppositori a Putin e contrari alla guerra di aggressione all’Ucraina, decisi a sostenere una battaglia che si prospetta durissima, forse impossibile.
È quella di Boris Nadezhdin, politico russo di opposizione, 60 anni, già membro della Duma, fiero antagonista del conflitto e propugnatore di una pace con Kiev che ancora non si intravede. Nadezhdin, nell’autunno scorso, ha deciso di correre alle prossime presidenziali nella Federazione russa, sfidando nientemeno che Vladimir Putin, proponendo come piattaforma l’impegno per un «trattato di pace con l’Ucraina» e accusando l’attuale inquilino del Cremlino di aver lanciato una guerra «sulla base di un errore di valutazione: impossibile raggiungere gli obiettivi senza un forte impatto sull’economia e la demografia».
Le promesse e la figura di Nadezhdin hanno fatto presa su una parte apparentemente consistente della foltissima comunità russa in Serbia, sicuramente più di 100-150mila persone sbarcate nel Paese balcanico in gran parte per evitare la coscrizione e la possibilità di essere spediti a combattere in Ucraina. «Le file che vedete sono formate da russi che per ore hanno atteso di firmare a favore del candidato presidenziale Boris Nadezhdin, e scene simili si vedono in tutta la Russia», ha dichiarato via social network il “Rusko Demokratsko Drustvo”, organizzazione non governativa che dal febbraio 2022 organizza manifestazioni contro la guerra nel cuore di Belgrado e riunisce critici di Putin in terra balcanica. Ogni firma è utile per tentare l’impossibile, ha aggiunto l’Ong, spiegando che ne servono «almeno centomila» per poter vedere il nome di Nadezhdin «sulle schede elettorali».
L’obiettivo appare raggiungibile, perché code simili a quelle viste in Serbia sono state registrate anche in Germania e in altri Paesi europei e non, quelli di elezione dei russi fuggiti da Putin. Ma forse neanche centomila firme serviranno: il regime potrebbe «non permettergli di correre malgrado il numero di sostenitori, né è chiaro se i russi all’estero potranno votare alle presidenziali di marzo», ha aggiunto il Rusko Demokratsko Drustvo.
Tuttavia, forse, quell’obiettivo non è primario. La mobilitazione dei russi in Serbia è infatti anche un messaggio all’Europa: in tanti rischiano per cambiare il loro futuro. Il portale d’opposizione Meduza nelle scorse settimane ha pubblicato una dettagliata inchiesta sulle operazioni dell’intelligence russa in Serbia contro dissidenti e avversari di Putin e contro chi ha osato sfilare a Belgrado con gli striscioni «pace con l’Ucraina, libertà per la Russia».
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