Serbia, il lutto dopo le due stragi

A Belgrado seppelliti quattro studenti e il custode della scuola. Inumati nel paese di Malo Orasje altri cinque giovanissimi
Stefano Giantin
Un momento dei funerali delle vittime che si sono tenuti ieri in Serbia
Un momento dei funerali delle vittime che si sono tenuti ieri in Serbia

BELGRADO Doveva essere una giornata di festa per moltissime famiglie in tutto il Paese, quel Djurdjevdan in cui tanti celebrano il proprio patrono. È stato invece il giorno di San Giorgio più nero, per una Serbia ieri nel secondo dei tre giorni di lutto nazionale indetto dalle autorità in una settimana terribile per il Paese balcanico.

Un momento dei funerali delle vittime che si sono tenuti ieri in Serbia
Un momento dei funerali delle vittime che si sono tenuti ieri in Serbia

Prima, mercoledì, la strage nella scuola elementare-media Ribnikar di Belgrado, dove un tredicenne ha ucciso sette alunni e il custode. Poi, nella notte tra giovedì e venerdì, il secondo massacro, con altre otto giovani vittime e quattordici feriti, compiuto questa volta dal ventunenne Uroš Blažić in una vera e propria maratona dell’orrore, a colpi di fucile automatico, nei villaggi di Malo Orasje e Dubona.

Ieri si sono celebrati cinque funerali a Belgrado – quelli di quattro studenti della scuola, e del custode - e altri cinque nel villaggio di Malo Orasje. E altre esequie purtroppo seguiranno. È arrivato «il giorno per cui nessuno era preparato, Dragan era allegro, sempre sorridente, scherzoso, amava più di tutto i bambini perché non ne aveva di propri, il momento più bello è quando ha avuto dei nipotini dalla sorella», hanno detto al funerale i parenti di Dragan Vlahović, 51 anni, custode della scuola Ribnikar - fra i primi a essere freddato dal ragazzino - durante la cerimonia funebre, affollata anche da ex alunni che ricordavano con affetto l’uomo. È stata sepolta in un cimitero belgradese anche una giovane, accompagnata dai compagni di classe che hanno lanciato in cielo palloncini bianchi. E un’altra, una ragazzina fra le prime a essere uccisa nella scuola assieme al custode e che proprio oggi avrebbe compiuto 14 anni. «Oggi salutiamo ciò che è più caro, salutiamo una ragazza che non ha potuto vivere la sua vita, oggi dovremmo piangere e urlare e non dobbiamo rimanere in silenzio davanti al male», ha detto invece un sacerdote al funerale di un’altra ragazza di 14 anni uccisa a scuola, cerimonia partecipata da centinaia di persone commosse. Coraggiosa era anche la ragazzina di 14 anni, figlia del pallavolista e allenatore Dragan Kobilski, anche lei seppellita ieri a Belgrado. «Si è messa davanti a quel ragazzo, gli ha chiesto “perché lo fai. Fermati”», prima di essere freddata, ha ricordato il monaco Ilarion durante la cerimonia.

Tantissimi si sono riuniti anche davanti alla chiesa di Malo Orasje per dare l’ultimo saluto ai cinque ragazzi uccisi nel villaggio, tutti tra i 15 e i 21 anni, dopo che cinque sacerdoti hanno accompagnato le bare e le famiglie dei deceduti dalle loro case al cimitero, seguiti da una folla in lacrime, vestita di nero, ancora senza parole.

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Ma neppure ieri, dopo i casi dei giorni scorsi, si è interrotta l’onda lunga di minorenni – e non solo - che glorificano gli atti del ragazzino che ha sparato nella scuola di Belgrado, o minacciano di imitarlo. Una ragazzina, che su TikTok – dove ha centinaia di follower - aveva esaltato il massacro della Ribnikar e aveva preso in giro le vittime, è stata portata in una stazione di polizia per essere interrogata. A Novi Sad, tre ragazzi di 15 e 16 anni sono invece stati fermati dopo che avevano fotografato le armi che, a loro dire, avrebbero voluto usare a scuola.

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A Lacarak, un paese nei pressi di Sremska Mitrovica, le forze dell’ordine hanno ascoltato un quattordicenne che sempre sui social aveva promesso di «fare come alla Ribnikar» nell’istituto che frequenta. E la polizia ha fermato un giovane influencer, che potrebbe aver ispirato il ragazzino che ha sparato a Belgrado attraverso un video violento in cui si insegna «a fare i conti con chi non vi ama», sparando loro con un fucile.

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