I manifestanti assediano le televisioni di Stato serbe

Gli studenti impediscono per 22 ore l’ingresso nella sede di Rts a Belgrado e di Rtv a Novi Sad. Sale la tensione in vista della grande manifestazione prevista sabato

Stefano Giantin
I manifestanti assiepati nella notte davanti alla sede della tv di Stato Rts.
I manifestanti assiepati nella notte davanti alla sede della tv di Stato Rts.

Quartier generale e studi della televisione di Stato bloccati. I manifestanti hanno impedito a impiegati e giornalisti di entrarvi, permettendo solo l’uscita di chi era già dentro, con la polizia in tenuta antisommossa che interviene usando le maniere forti.

Sta crescendo a vista d’occhio, in Serbia, la tensione a pochi giorni dalla grande manifestazione di protesta annunciata per sabato, forse il culmine di mesi di proteste post-tragedia alla stazione di Novi Sad.

Lo si è visto nella notte tra lunedì e martedì, quando gruppi di studenti hanno deciso di assediare la sede della tv pubblica Rts a Belgrado e dell’emittente statale Rtv Vojvodina, a Novi Sad. Rts da tempo è nel mirino dei giovani “indignados” serbi, che accusano la televisione di Stato di aver prima ignorato le massicce proteste di piazza che da mesi interessano il Paese balcanico e poi di aver sì informato sulle manifestazioni, ma spesso con ottica partigiana.

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La miccia dell’ultima azione di “assedio” sarebbe stata una inopportuna uscita di una giornalista di Rts che, durante un’intervista al presidente serbo Aleksandar Vučić, ha suggerito che gli studenti sulle barricate sarebbero solo «rulja», traducibile in marmaglia, teppa. Parole che hanno fatto scattare la reazione degli studenti.

Lunedì notte i giovani hanno deciso a sorpresa di circondare Rts e di farlo per ventidue ore. E non sono mancati momenti di tensione, all’arrivo di decine di agenti in tenuta antisommossa, caschi e manganelli in mano, che si sono aperti con la forza la strada verso il quartier generale della Rts. Un poliziotto è rimasto ferito a un occhio, secondo le autorità, in scontri con i dimostranti. Ma un video diventato virale sui social mostra che l’agente in borghese sarebbe stato colpito per errore dalla manganellata di un collega.

Per la prima versione sembra propendere Vučić, che ha postato sui social una foto assieme al poliziotto ferito, affermando che l’agente è stato vittima dei «plenum bolscevichi» degli studenti. «I violenti pensano che tutto sia loro permesso, ma ne risponderanno, vincerà la Serbia democratica», ha poi aggiunto.

Non ci sarebbe stato alcun intervento della polizia contro gli studenti, la Gendarmeria «ha solo cercato di entrare nell’edificio» che ospita Rts, ha sostenuto da parte sua il ministro degli Interni, Ivica Dačić, mentre giovani e media critici verso le élite al potere hanno parlato invece di violenza sugli studenti da parte delle forze dell’ordine.

Gli studenti hanno ricevuto la solidarietà anche di molti dipendenti e giornalisti Rts, intervenuti davanti al palazzo della tv per «difendere la nostra professione». L’assedio a Rts appare essere l’ouverture per il 15 marzo, giornata che si prevede campale, mentre l’atmosfera nel Paese si riscalda e il nervosismo è palpabile – anche per l’arrivo nel cuore di Belgrado di reduci dell’unità militare dei “Berretti rossi”, a dar man forte agli “studenti” pro-Vučić, accampati davanti alla presidenza.

La tensione cresce anche per accuse lanciate sempre da Vučić, che ha evocato uno scenario da “golpe” di piazza per sabato. Il leader serbo questa settimana ha suggerito che i manifestanti si starebbero preparando a occupare con la forza il Parlamento e anche Rts, per costringerlo a scendere a patti e ad accettare la formazione di un governo di transizione. «Non possono abbattere il presidente, perché sanno che entrerebbero in conflitto con l’esercito», ha aggiunto, anticipando poi che non esiste alcuna chance che la piazza prevalga «finché sono vivo». —

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