Slovenia, in arrivo le sanzioni per vietare l’uso di simboli nazifascisti

Via libera dalla commissione Affari interni del Parlamento. Le multe saranno inferiori al previsto: tra 500 e 1.000 euro

Stefano Giantin
Il parlamento della Slovenia durante una seduta
Il parlamento della Slovenia durante una seduta

Si va verso un divieto che continua a far discutere, in Slovenia: è quello, propugnato dai partiti che sostengono la maggioranza di governo, nei confronti dei simboli e della glorificazione del nazismo e del fascismo, una misura vista però con estremo sospetto dai partiti dell’opposizione di centrodestra a Lubiana.

Il divieto si avvicina dopo che la commissione Affari interni del Parlamento sloveno ha dato l’ok a modifiche alla Legge sull’ordine pubblico, richieste in principio da Levica (Sinistra), uno dei partiti che appoggiano il premier Robert Golob.

L’appello originario di Levica era a introdurre misure draconiane contro gruppi dell’ultradestra ed esibizione di simboli che richiamano al nazifascismo, anche definendo atti del genere come reato.

L’origine

Tutto era nato dopo il raduno e la marcia dello scorso 7 giugno a Lubiana della cosiddetta “Slovenska Obramba Straza” (Sos), misterioso movimento di estrema destra apparso dal nulla a fine primavera che aveva urlato slogan contro i migranti e sventolato uno striscione con un teschio che richiamava le Ss nel cuore della capitale slovena. Il Sos aveva dato scandalo anche pubblicando online video di presunte violenze contro stranieri, con migranti legati a pali e sottoposti a finte impiccagioni. Non si può permettere che scene simili diventino la «nuova normalità» in Slovenia, era stata la reazione di Matej T. Vatovec, vice capogruppo di Levica.

Le misure in arrivo

Ora il redde rationem si avvicina, anche se le misure anti-ultradestra saranno edulcorate: è il risultato di un lavoro ai fianchi del Movimento Libertà di Golob, che ha suggerito di puntare, invece, su sanzioni fino a 2.500 euro.

Sanzioni che però dovrebbero scendere, tra i 500 e i 1.000 euro, si legge nella nuova formulazione degli emendamenti. Dovranno sborsarli gli estremisti di destra che «negli spazi pubblici» ostentino «saluti, bandiere, uniformi, simboli, slogan» o cantino canzoni e distribuiscano «materiali» che possano essere chiaramente ricollegati «al nazismo, al fascismo» ma anche ad altre «organizzazioni collaborazionistiche durante la Seconda guerra mondiale». O usino espressioni per «glorificare, approvare o incoraggiare le ideologie naziste e fasciste», così «minacciando» altre persone.

Le reazioni

Basterà a evitare un bis di quanto visto a giugno? Ne è certo Martin Premk (Movimento Libertà), che ha di nuovo stigmatizzato le «scene orribili» di giugno. Ma non tutti sono d’accordo. A schierarsi ancora contro le modifiche alla legge sono stati l’Sds dell’ex premier Janez Janša e Nuova Slovenia (NSi), entrambi all’opposizione, con l’Sds che ha sostenuto che le misure siano pensate solo per «glorificare implicitamente ideologia e regime comunista», escludendo simboli quali stella rossa e falce e martello «dalla lista delle organizzazioni totalitarie».

«Nel contesto europeo moderno, costruito sull’opposizione a tutti i totalitarismi, è inaccettabile condannare selettivamente solo certe forme e glorificarne altre», ha detto il deputato Andrej Kosi (Sds).

«Non è tempo di violenza, divisioni o ideologia», ma di «vietare tutti gli atti che possano causare disagio o paura nella gente», ha fatto eco Vida Cadonič Spelič (NSi), ricordando come per molti sloveni il concetto di comunismo abbia un’accezione negativa.

Sia l’Sds sia NSi hanno richiesto che anche l’apologia di comunismo fosse inserita nelle nuove norme. Ma «non si può paragonare la stella rossa alla svastica» e i partigiani «non erano assassini nazisti, ma combattenti per la libertà», ha replicato Nataša Sukič (Levica). —

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