Il sindaco di Lubiana Jankovič in campo al fianco di Vučić
L’intervento contro le proteste in Serbia da parte di uno dei politici sloveni più in vista. Il governo prende le distanze
L’onda lunga delle proteste in Serbia non si ferma più ai confini nazionali. Ma, tra grandi polemiche, arriva anche ben più a nord. In Slovenia. Slovenia dove da giorni tiene banco una controversa discesa in campo di uno dei politici più in vista nel Paese, schieratosi senza se e senza ma a fianco di uno degli obiettivi principali degli “indignados” serbi, il presidente Aleksandar Vučić. Politico che risponde al nome di Zoran Janković, nato in un paesino serbo non lontano da Smederevo, ma cresciuto in Slovenia dove ha fatto fortuna prima come manager e poi come politico, da quasi vent’anni sindaco della capitale slovena.
Le èlite di potere a Belgrado
Janković che sembra avere un occhio più che di riguardo per le élite al potere a Belgrado. Lo conferma la lettera aperta inviata dal primo cittadino di Lubiana al presidente Vučić, una vera e propria difesa a spada tratta del leader serbo, assediato da proteste e rabbia popolare e invischiato nella più grave crisi politica e di piazza mai osservata in Serbia da più di un decennio. Sono «momenti difficili», ha così ammesso Janković nell’esordio della sua missiva, diffusa al pubblico dalla presidenza serba, un periodo in cui «la Serbia affronta molte sfide». E proprio per questo, ha continuato il primo cittadino di Lubiana, «voglio esprimerle il mio sincero sostegno e il riconoscimento per quanto lei ha fatto per lo sviluppo e la stabilità», l’aperto “endorsement” di Janković a Vučić.
Pace e stabilità
«Sono consapevole che le pressioni su di lei sono grandi» come grandi sono «le incertezze», ma «in questo momento la cosa più importante di sempre è che in Serbia si conservi pace e stabilità, senza le quali non c’è futuro, prosperità, sicurezza», ha continuato Janković. Che poi ha esondato, con parole che sicuramente non saranno state condivise dalle decine di migliaia di studenti e non che continuano a protestare, più a sud. «La gente crede in lei, nella forza di una leadership coraggiosa, che non si arrende davanti alle sfide, ma le supera per il bene del popolo», la lode a Vučić del primo cittadino, che poi si è messo addirittura a disposizione del presidente serbo per «aiutare, in qualsiasi modo». Infine, l’augurio: «Che la forza e la perseveranza non vi manchino, la Serbia ha bisogno di lei!».
La difesa di Janković
Janković, successivamente, durante una conferenza stampa ha difeso le sue posizioni, definendo Vučić «un amico», leader di una Serbia che non comprenderebbe appieno quanto «buono» sia per essa il presidente in carica. Non sembrano pensarla così in molti, in Slovenia. La posizione di Janković non è quella ufficiale della Slovenia, ha così puntualizzato il ministero degli Esteri di Lubiana, citato dalla Sta, aggiungendo che la Slovenia «sostiene il diritto alla libertà di assemblea e di protesta pacifica».
Gli accademici sloveni
«Solo i cittadini di Lubiana possono parlare a nome di Lubiana e Janković è solo uno di loro», hanno rincarato oltre cento accademici sloveni in una petizione pro-proteste e critica verso Janković, battezzata “Non in nostro nome”. Janković «non ha il mio sostegno», la dura critica anche del primo presidente sloveno Milan Kucan, molto vicino al sindaco, mentre il premier Robert Golob si è trincerato dietro un mezzo no comment. Ma assai duro è stato il consigliere per la sicurezza del primo ministro, Vojko Volk, che si è spinto a dire che «ogni governo che emergerà in Serbia dopo l’assai prevedibile uscita di scena dell’attuale presidente sarà benvenuto e assistito dalla Slovenia nel suo percorso verso l’integrazione Ue». Ieri, da parte sua, Janković ha ribadito e difeso le sue posizioni «personali» pro-Vučić.
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