Slovenia, debito fuori controllo. Potrebbe superare il 60% del Pil

L’allarme del report della Commissione europea. Gli analisti: «Governo ondivago in materia economica»

Mauro Manzin
Il ministro delle Finanze Klemen Boštjančič (sin.) e il premier sloveno Robert Golob
Il ministro delle Finanze Klemen Boštjančič (sin.) e il premier sloveno Robert Golob

LUBIANA Brutti tempi per l’economia e le finanze della Slovenia. La causa, secondo gli analisti è dovuta a un’incerta e ondivaga politica del governo Golob su alcuni temi importanti quali la sanità e il costo del lavoro. Al punto chele Cassandre tra gli economisti parlano di una situazione simile al 2013 quando la Slovenia era sull’orlo della bancarotta.

Dal rapporto sulla sostenibilità del debito pubblicato dalla Commissione europea però la Slovenia non è tra i nove Stati considerati ad alto rischio (debito oltre il 60% del Pil) come l’Italia. La Slovenia si trova tra i Paesi considerati a medio rischio. Ma anche in Germania, Malta, Olanda, Polonia, Romania e Slovenia il debito è in aumento e secondo le proiezioni dovrebbe superare il 60% del Pil sia a politiche invariate sia in alcuni scenari alternativi.

E così, come dicevamo all’inizio, lo scenario visto sul campo da chi ogni giorno opera nei settori economici e finanziari sloveni non è proprio così “ottimista” come la Commissione Ue al punto che sono in molti a predire che, come scrive il quotidiano di Lubiana Delo, con una politica così imprevedibile e affamata di tasse, le aziende slovene trasferiranno i loro dipartimenti di sviluppo all'estero, mentre il ministro delle finanze Klemen Boštjančič sta subendo critiche sempre più aspre perché troppo accomodante nei confronti degli auspici di una maggiore spesa pubblica.

Dal comportamento della politica slovena si potrebbe concludere che il Paese è sull'orlo di una crisi economica e sociale eccezionale, ribadiscono gli addetti ai lavori qui a Lubiana. Le mosse sono paragonabili a quelle del 2013, quando la Slovenia è scivolata sull'orlo della bancarotta. A quel tempo, lo Stato, alla frenetica ricerca di risorse aggiuntive, prevedeva di introdurre un'imposta sui salari. Tra il caffè del mattino e il pranzo, l'imposta sui salari è stata sostituita da un'Iva più alta, perché la prima era difficile da introdurre a metà anno a causa dell'impatto sull'imposta sul reddito.

Una situazione simile si è verificata questa settimana, quando il governo ha annunciato la sostituzione dell'assicurazione sanitaria integrativa con una nuova tassa (35 euro per tutti a prescindere dal reddito), cercando principalmente di nascondere la situazione estremamente tesa del fondo sanitario e delle finanze pubbliche. Si prevede che i cittadini pagheranno anche l'imposta sul reddito dalla nuova imposta. Ma la sfida principale sono i problemi sempre più evidenti dovuti all'eccessivo onere salariale. Anche l'attuale amministrazione ne è a conoscenza, almeno formalmente, ma questo a quanto pare non li infastidisce quando cerca una scusa per coprire la propria inefficacia.

Inoltre, questa è una piccola parte delle sfide. L'anno scorso ha abbassato i prezzi dei prodotti energetici per alleviare il disagio sociale, ma, almeno per ora, non ha ancora adempiuto all'obbligo legale di risarcire le imprese colpite per i danni che ne derivano

Fino ad ora, le multinazionali slovene di successo hanno costruito principalmente una rete di vendita e produzione all'estero. Con una tale politica, i dipartimenti di sviluppo saranno istituiti sempre più spesso all'estero. Questi dipartimenti creano un alto valore aggiunto, che la Slovenia perderà di conseguenza.

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