Slovenia, il gigante sudcoreano Khnp lascia la corsa per la centrale nucleare Krsko 2
Dopo il dietrofront restano in lizza la francese Edf e l’americana Westinghouse. L’investimento per il nuovo reattore sarà compreso tra i 9,3 e i 15,4 miliardi
Il progetto è certamente strategico e prioritario per il Paese, ma rimane al momento un obiettivo lontano nel tempo, dai contorni confusi e dal numero elevato di variabili. Ma, più o meno dietro le quinte, la corsa è già iniziata e i contendenti cominciano a profilarsi. E non sarà certamente sudcoreano il futuro nuovo reattore nucleare sloveno.
Il progetto Krsko 2
È il quadro, relativo al progetto “Krsko 2”, che si sta delineando in Slovenia, dove nei giorni scorsi è stata fatta chiarezza sui possibili attori della costruzione del secondo reattore. A muoversi è stata Gen Energija, colosso sloveno dell’energia e protagonista dei lavori preparatori per Krsko 2, che ha svelato che il gigante sudcoreano Khnp, finora molto interessato a investire nell’avventura nucleare slovena, ha fatto una marcia indietro forse definitiva. A rivelarlo, ha informato l’agenzia di stampa slovena Sta, è stato il managing director di Gen Energija, Bruno Glaser: ha ricordato che Gen Energija aveva richiesto a tre colossi stranieri, appunto Khnp, ma anche la francese Edf e l’americana Westinghouse – selezionati apposta per evitare di usare in Slovenia tecnologia nucleare cinese o ancor peggio russa - di preparare uno studio di fattibilità per Krsko 2. I sudcoreani hanno dato forfait, ritirandosi dalla corsa. Westinghouse ed Edf, invece, hanno deciso di unire le forze.
Reattore francese o americano
Quali le conseguenze del mini-terremoto? Che Krsko 2, se e quando sarà realizzata, avrà o un reattore americano o un reattore francese. La scelta dunque cadrà o su un modernissimo reattore pressurizzato Westinghouse “AP 1000” o su quelli transalpini, più potenti, ossia l’Epr 1200 o l’Epr 1650. Si tratterebbe di uno sviluppo positivo, che da una parte «semplifica» la futura scelta del reattore, garantendo al contempo la «concorrenza» tra giganti specializzati sul fronte del nucleare, ha assicurato il direttore generale di Gen Energija, Dejan Paravan, che ha ricordato che l’investimento futuro si aggira tra i 9,3 e i 15,4 miliardi di euro e che non ci sono cambiamenti nel budget previsto per l’impianto, anche dopo l’uscita di scena dei sudcoreani.
Sguardo alle nuove tecnologie
Lubiana, ha fatto sapere sempre Paravan, guarda ancora con interesse anche alle nuove tecnologie, leggi i piccoli reattori modulari (Smr), una soluzione tuttavia da prendere con le pinze, dato che essa è ancora allo stadio iniziale. I primi reattori Smr potrebbero infatti essere disponibili solo intorno al 2030, con un costo per Kw dell’energia da essi prodotta addirittura doppio rispetto ai reattori tradizionali, anche se dopo il 2050, con la produzione di massa, i costi potrebbero scendere.
Le possibili location
Lubiana, dunque, non deve sentirsi «sotto pressione» sul fronte Smr, ha aggiunto Paravan, mantenendo comunque un occhio puntato sulla tecnologia Smr. Lo conferma il fatto che un’agenzia di consulenze americana sta già lavorando a uno studio sulle possibili location del primo Smr sloveno. Sulla lista delle località papabili, l’area della centrale termoelettrica di Sostanj, l’ex centrale di Trbovlje, ma anche Bericevo, nell’estrema periferia di Lubiana.
Riproduzione riservata © il Nord Est