Slovenia, il Parlamento compatto cancella il referendum su Krško 2
Consultazione già fissata per il 24 novembre: «Irresponsabile farla ora». Le polemiche su costi e trasparenza
Un decreto che annulla un altro decreto, quello del 10 ottobre. Così la Slovenia dice addio - o meglio arrivederci - al referendum consultivo su Krško 2 che avrebbe dovuto tenersi il 24 novembre prossimo. Il referendum è stato ufficialmente annullato ieri dopo un nuovo voto della Camera di Stato: 69 i sì alla cancellazione della consultazione popolare, un solo contrario, in una sessione dove maggioranza e opposizione si sono scambiate accuse reciproche su quello che i media di Lubiana hanno definito il «fiasco» del referendum fantasma. Ma hanno concordato che sarebbe stato «irresponsabile» organizzare ora la consultazione. Il referendum, ricordiamo, aveva infatti provocato grandi polemiche prima e dopo la sua indizione, con ricorsi alla Consulta a causa della formulazione del quesito, forti dubbi espressi da parte della società civile e della politica su costi e trasparenza del progetto.
Ciliegina sulla torta, un audio svelato dalla Tv pubblica, a suggerire una “collusione” tra Movimento Libertà del premier Robert Golob e l’Sds dell’ex premier Janez Janša per tentare di «aggirare» evidenti problemi giuridici sulla domanda rivolta agli elettori, ha segnalato l’agenzia di stampa slovena Sta. Infine, la mossa dell’Sds a inizio settimana, il primo partito a chiedere lo stop al referendum. Vero colpo di teatro, quello dell’Sds, che ha dato il la a una reazione a catena culminata ieri col voto del Parlamento. Il primo effetto, lunedì, spingere cioè tutti i maggiori partiti a fare marcia indietro sulla consultazione. Martedì la presidente della Camera di Stato, Urska Klakocar Zupancić, ha poi elaborato la via giuridica per annullare le urne. Successivamente, mercoledì, anche la commissione Infrastrutture aveva all’unanimità dato il suo appoggio alla bozza di decreto messa sul tavolo per annullare il referendum. Nella commissione elettorale, più o meno gli stessi toni e argomenti ascoltati ieri in Parlamento.
Il partito Levica (Sinistra) era sempre stato contrario alla consultazione popolare perché l’opinione pubblica «non è adeguatamente informata», aveva rimarcato la deputata del partito, al governo, Nataša Sukić, aggiungendo di ritenere impossibile colmare i ritardi comunicativi in un solo mese di campagna elettorale. Levica, ha tuttavia ricordato Sukić, non è di per sé contraria a Krško 2, ma il processo va condotto in maniera trasparente. «Quando saremo abbastanza in là» nel progetto preliminare e si sapranno con certezza costi e benefici, allora «un referendum è dovuto, perché parliamo del comune futuro energetico della Slovenia». Se ne parlerà dunque nel 2027 o 2028, l’evocazione anche da parte del premier Golob.
Ad accogliere positivamente la cancellazione del referendum anche Miroslav Gregorić, unico deputato del Movimento Libertà del premier a non aver mai sostenuto la consultazione popolare su Krško 2. E la presidente Nataša Pirc Musar, che ha sottolineato di aver sempre creduto che servisse «più informazione» sul tema prima di andare alle urne.
Krško 2, va detto, è tutt’altro che morto come progetto, dopo l’affossamento del referendum consultivo. Lo conferma, tra le altre cose, la presentazione ai ministeri competenti di una mozione per il piano di assetto territoriale per il nuovo impianto da parte di Gen Energija. E del tema reattore Golob ha parlato anche con il presidente Joe Biden, confermando che il gigante Usa Westinghouse, “papà” di Krško 1, è «fra gli offerenti più seri, anche se non l’unico» pure per Krško 2.
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