Smaltiva le alghe buttandole in mare a Grado: imprenditore condannato per frode

Pena di un anno al legale rappresentante della New System che puliva la spiaggia libera per conto del Comune

Laura Borsani
Alghe spiaggiate dopo una mareggiata in Costa Azzurra (Bonaventura)
Alghe spiaggiate dopo una mareggiata in Costa Azzurra (Bonaventura)

GRADO Le alghe depositate sulla spiaggia libera del litorale di Grado sarebbero state riversate in mare, poi riconsegnate dalle maree. La vicenda era culminata nel processo nei confronti del legale rappresentante della ditta di appalto New System, Pietro Amato, nonché la stessa società, siciliana, ai fini della responsabilità amministrativa. L’ipotesi di accusa è quella di frode nel pubblico appalto, in ordine allo smaltimento del materiale marino, non trattato secondo la normativa vigente, in violazione del contratto. Rientrano anche violazioni di carattere ambientale.

Il processo

I fatti risalgono al 2014. Il processo si è concluso lo scorso venerdì, il giudice monocratico Francesca De Mitri ha pronunciato la sentenza: Amato è stato condannato alla pena di 1 anno, disposta quindi una sanzione pecuniaria di 38 mila euro. Il giudice ha riconosciuto il risarcimento dei danni a favore delle parti civili, il Comune di Grado e la titolare dello stabilimento Jolly Costa Azzurra, rimandandone la determinazione economica al Tribunale civile. Il pubblico ministero, Mary Mete, aveva richiesto 8 mesi nei confronti del legale rappresentante dell’impresa. Nel procedimento è rientrato anche un episodio di tentata estorsione nei confronti dell’imprenditrice gradese, ascritto ad un dipendente della New System, per il quale il giudice ha invece sentenziato l’assoluzione. Un processo che ha raggiunto i limiti della prescrizione, ormai a ridosso della scadenza dei termini. Una serie di contravvenzioni ambientali nel frattempo si sono estinte.

Le indagini

Tutto è collocato nell’estate 2014, l’indagine era stata condotta dai carabinieri dal Nucleo operativo ecologico di Udine. New System, alla quale il Comune aveva aggiudicato l’appalto del servizio di raccolta e smaltimento delle alghe depositate sui tratti liberi di litorale, anziché seguire le procedure contemplate dalla normativa, sostanzialmente consistenti nel conferire il materiale in cassoni, eseguirne la separazione, per poi trasferirlo allo specifico Centro, avrebbe invece rigettato quei cumuli in mare. Con ciò comportando la violazione circa il contratto di appalto e della norma ambientale. Il tratto di spiaggia in concessione allo stabilimento di Costa Azzurra, confinante con una porzione di litorale libero, era stato interessato dalla presenza di alghe in quantitativi molto superiori rispetto alle annate precedenti, comportando maggiori costi da parte dell’imprenditrice per la relativa operazione di smaltimento. Da qui i danni patiti.

Gli avvocati

L’avvocato Francesco De Benedittis, che ha rappresentato il Comune, ha osservato: «La tesi della pubblica accusa e della parte civile è stata accolta dal Tribunale. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, la lettura dei dati contrattuali e le testimonianze rese non potevano porre dubbi di sorta sui fatti e sull’indagine che era stata eseguita. Le condizioni del contratto erano sufficientemente chiare, con la conseguente richiesta di sanzionare la ditta ed il suo legale rappresentante».

Soddisfatti anche gli avvocati Paolo Bevilacqua e Vincenzo Martucci, che hanno rappresentato la titolare dello stabilimento: «La sentenza è giunta dopo un processo lungo, nato da una corposa attività investigativa della Procura di Gorizia che aveva scoperto la frode della società appaltante del servizio di smaltimento delle alghe del litorale di Grado. S’erano generati accumuli anche verso gli stabilimenti, tra cui quello della nostra assistita, che ha avuto il coraggio e la responsabilità civica di denunciare il fenomeno alle Autorità, contribuendo a far luce sulla vicenda. Non possiamo che esprimere piena soddisfazione rispetto ad un verdetto di responsabilità, giunto peraltro sul filo di lana di una prescrizione quasi imminente del reato».

La difesa

La difesa è pronta a impugnare la sentenza in secondo grado. «Faremo appello – ha affermato l’avvocato Alfredo Antonini di Trieste –. Crediamo fermamente che non vi è stata da parte dell’impresa appaltatrice alcuna frode nell’esecuzione del contratto relativo alla pulizia dell’arenile, come, a nostro avviso, è dimostrato dagli atti dello stesso Comune di Grado, il quale ha svincolato la cauzione costituente garanzia di adempimento e ha dichiarato la buona esecuzione del servizio; in vari casi il Comune ha accertato l’assenza di violazioni. Comunque il reato, ove sussistente, è prossimo alla prescrizione». —

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