«Spiagge in preda ai rifiuti Zagabria aiuti la Dalmazia»

Dps, il primo diving club della Croazia, chiede al governo di impegnarsi. «Mare e costa sempre più inquinati, è tempo di fare qualcosa di concreto»
Andrea Marsanich
Una bottiglia di plastica su una spiaggia. Il problema dei rifiuti è sentito anche in Dalmazia
Una bottiglia di plastica su una spiaggia. Il problema dei rifiuti è sentito anche in Dalmazia

SPALATO Un appello al governo croato affinché faccia qualcosa per salvaguardare spiagge e coste dalmate dal problema dell’inquinamento.

A lanciare questo Sos è la direzione di quello che è il più datato diving club del Paese, il Dps di Zagabria. «Invitiamo la nostra compagine ministeriale – si legge in una nota – a impegnarsi a fondo per risolvere il grave problema dell'inquinamento delle spiagge e della costa in Dalmazia, segmenti sommersi da centinaia di tonnellate di rifiuti, fra i quali domina la plastica. I rifiuti stanno uccidendo il nostro mare e la costa, rifiuti che si trovano nel sud della Dalmazia e su fino a metà dell'arcipelago delle Incoronate. È tempo di intraprendere qualcosa di concreto - prosegue la nota - è tempo di dare vita a una organizzazione che si occupi della rimozione di sacchetti e bottiglie di plastica, barattoli, legname vario e tanti altri rifiuti che arrivano da queste parti dell'Adriatico, soprattutto quando soffia lo scirocco».

L'uomo di punta del club zagabrese, Marko Pojatina, ha esposto pubblicamente la nota parlando di situazione drammatica, di aree talmente sporche che vanno a danno innanzitutto della natura, ma anche dei residenti e dei turisti. «È sbagliato credere che i rifiuti invadono solo le parti meridionali delle isole a causa delle mareggiate – ha detto – ormai non ci sono più insenature dalmate, siano esse esposte verso sud, nord, ovest e anche est, che non presentino immondizia». Secondo Pojatina «purtroppo il governo croato non si è ancora premurato di istituire un servizio adibito alla pulizia di spiagge, insenature, tratti di costa e fondali. Di tempo ne aveva, l'esecutivo statale, perché il problema è pluriennale: segno che il governo non è poi così sensibile nei riguardi dell'area adriatica. Si faccia qualcosa».

Ancora a detta dell’associazione, a adoperarsi affinché le coste istro – quarnerino – dalmate non finiscano preda di un degrado irreversibile sono i volontari, sempre in prima fila. Del resto la società diving di Zagabria è riuscita in 15 anni a rimuovere tonnellate di rifiuti, pulendo nei dettagli un centinaio di siti. Quando si era arrivati all'iniziativa numero 70, nel 2019, Pojatina era stato insignito del premio nazionale “Orgoglio della Croazia”. Fra le situazioni più delicate c’è quella delle isole di Curzola e Lesina, mentre il quadro migliore si presenta a Meleda, grazie specialmente al fatto che una sua ampia porzione è in regime di tutela perché parco nazionale. «A Meleda i volontari sono attivi dallo scorso febbraio, ma questo si deve allo status di parco nazionale. Laddove una porzione di isola non è compresa nella fascia protetta, le sue baiette e spiagge sanno essere sommerse da materiale che non vorremmo mai vedere».

In attesa di un passo da parte di Zagabria, va rammentato che tra i responsabili principali del degrado c’è l'Albania, Paese dal quale arriva una gran massa di rifiuti di ogni genere, in primis nella stagione autunnale, quando la fascia meridionale della Dalmazia viene spesso flagellata dallo scirocco. Finora Tirana, nonostante le esortazioni della Croazia, non ha eliminato il problema.

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