Vučić declina l’invito di Putin e non partecipa al vertice Brics
Il presidente serbo guarda a Occidente e prende le distanze da Mosca: al summit invia i ministri
Sempre Giano Bifronte, ma con strabismo uno dei due occhi scruta con maggior insistenza verso Occidente, mentre l’altro distoglie un po’ lo sguardo dal vecchio sodale, Mosca. Si possono sintetizzare così le ultime evoluzioni in politica estera di uno Stato-chiave, nei Balcani, la Serbia.
Dopo settimane di tentennamenti, Belgrado ha inferto un colpo sotto la cintura al suo alleato più scomodo, quella Russia isolata dall’Occidente che sta cercando di dimostrare, attraverso il più affollato summit dei Paesi Brics di sempre, quello iniziato ieri a Kazan, che Mosca non è affatto sola. Ma forse un po’ lo è. Perché a Kazan non ci sarà, malgrado l’invito personale di Putin, il presidente serbo Aleksandar Vučić, che in Russia ha deciso di non andare, limitandosi a spedire al forum Brics quattro ministri, tra cui il filorusso Vulin.
La giustificazione? Troppi impegni già presi – e tutti con importanti leader di quella Ue di cui Belgrado aspira a far parte. Ma Vučić ha ammesso al contempo in una telefonata con Putin – la prima dopo due anni e mezzo – che, «anche senza quelle visite, un mio arrivo» a Kazan «sarebbe stato estremamente difficile» - leggi, per non mettere in difficoltà Belgrado agli occhi dell’Occidente e in particolare della Ue. Belgrado certamente non si sta staccando completamente da Mosca: Vučić ha tenuto a ringraziare Putin per aver deciso di «fornire sufficienti quantità di gas» per l’inverno a prezzi di favore – ma lavora per diversificare le forniture - e ha assicurato che di sanzioni contro la Russia la Serbia non vuol sentire parlare.
Ma allo stesso tempo il raffreddamento dei rapporti bilaterali è una realtà. «Dieci anni fa, uno show per Putin, oggi solo una telefonata», ha riassunto il quadro la televisione privata N1, ricordando che nel 2014 lo “zar” sbarcò a Belgrado da eroe e ospite d’onore delle celebrazioni per la Liberazione del 1944.
Vučić salta il vertice Brics malgrado l’invito di Putin», hanno rimarcato anche media internazionali come Bloomberg. «Persino Vučić sta alla larga» da Kazan, hanno osservato pure gli analisti della Friedrich Naumann.
E il tema rimane caldo anche in politica interna. «Vučić non ha rifiutato in maniera maleducata, ma ha comunque rifiutato» la chiamata di Putin, ha sottolineato Borko Stefanovic, uno dei leader dell’opposizione serba, che ha accusato il presidente di volersi solo «ingraziare» l’Occidente.
Poco convinto della sincerità della “svolta” serba, è Giorgio Fruscione, analista per i Balcani all’Ispi. «Da quando è iniziata l'invasione russa dell’Ucraina, Vučić non ha più incontrato Putin in persona» e dunque la «scelta di non andare a Kazan è coerente con quanto fatto in questi due anni e mezzo. Non c’è un vero scossone nella politica estera serba, ancora fatta di colpi alla botte e al cerchio: nessuna sanzione, ma nessun vertice tra capi di stato», spiega.
Il Giano Bifronte serbo non dispiace neppure a Mosca, in realtà, «perché i rapporti sono mantenuti da autorità che hanno meno visibilità: in primis il leader serbo bosniaco Dodik, che ha incontrato Putin almeno cinque volte in due anni e mezzo e cui Belgrado sembra aver appaltato i rapporti col Cremlino, ma anche Vulin, il vicepremier che anche una settimana fa era a Mosca per rinsaldare la cooperazione con l’intelligence russa e che sarà a Kazan insieme al ministro della difesa Gasic. Insomma, i rapporti rimangono immutati, ma ridimensionati nell'aspetto». —
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