Se i patrioti di Afd dividono Fratelli d’Italia
L’ascesa dell’ultradestra in Germania provoca le prime conseguenze in tutto il continente. Alcuni membri del nostro maggior partito di governo rompono il tabù e sdoganano i neonazisti tedeschi
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Reazioni dei mercati positive, più ottimismo sui fondamentali dell’economia tedesca ed europea grazie alla vittoria dei popolari della Cdu, fanno da contraltare a una vena di inquietudine per l’exploit di Afd, che già provoca le prime conseguenze in tutto il continente.
Quando anche il maggior partito al governo in Italia rompe il tabù e sdogana i neonazisti tedeschi, senza apprezzare a dovere la vittoria della destra più moderata della Cdu, allora viene da pensare che si sia rotta una diga. I Fratelli d’Italia che si dividono nei riguardi degli ultras di destra tedeschi, che hanno raddoppiato i consensi, è il segnale che un tornante della storia sia considerato acqua passata. Come se i popoli fossero vaccinati dalle infernali teorie razziste e suprematiste che fecero breccia nella colta e industrializzata Germania degli anni ’30. E che di nuovo attecchiscono proprio tra i tedeschi, proprio in quelle terre della ex Ddr che scontano forse una qualche nostalgia per forme di governo autarchiche di matrice tardo sovietica.
Del resto, basterebbero gli endorsement ai sovranisti di Afd del vicepresidente Usa Vance e dei gerarchi di Putin a far capire che lo sdoganamento di quelle ideologie è ben avviato con l’alibi della guerra agli immigrati.
In Italia la spaccatura della destra di governo è andata in scena per bocca di dirigenti di primo piano di FdI, tentati da un’apertura di credito nei riguardi dei Patrioti di Afd, forti del loro 20%: osannati da Matteo Salvini, lesto a bruciare l’erba su cui pascola anche Giorgia Meloni. La quale in serata ha fatto sapere di essersi congratulata con Merz, augurandosi «che si lavori in sintonia su immigrazione e altri temi comuni», senza alcun accenno allo stop subito dai Patrioti tedeschi che non entreranno al governo.
Avrebbe potuto battere un colpo per lo scampato pericolo di una deriva neonazista e non lo ha fatto, al contrario di Antonio Tajani, che acquista ora maggior peso politico come membro del Ppe vincente. Pur consapevole anche lui che un governo bicolore Cdu-Spd in Germania dovrà fare i conti con divergenze tra conservatori e progressisti su fisco, politiche green, deficit di bilancio: questioni di prima grandezza che potrebbero provocare una paralisi di quel governo e un effetto domino su partner europei.
Problema rimarcato dal braccio destro di Meloni a Bruxelles, Nicola Procaccini, che però ha confermato su Repubblica, come «il posizionamento internazionale è fondamentale e su quello è impossibile dialogare con Afd: sul caso Navalny abbiamo sentito cose inaccettabili, un’esaltazione di Putin».
Peccato che per un altro esponente di primo piano di FdI, il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, «non si potrà più ignorare Afd, sarebbe un errore per la Cdu non istituzionalizzare Afd in un governo di centrodestra o pensare che in Germania ci siano sei milioni di nazisti».
Quindi la forte crescita di Afd in Germania un primo esito lo ha provocato: spaccare la destra conservatrice, spostandone l’asse verso le estreme, così come la débâcle dei socialisti di Scholz deprime le speranze dei progressisti europei, che versano in una crisi profonda. Evidente che con Salvini che esulta per il raddoppio dei consensi di Afd, con Trump e Musk che li incensano, la premier sia costretta ora a pattinare sulle uova. —
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