Prodi: «Il problema dell’Europa è la crisi combinata di Francia e Germania»

Al Forum Eurasiatico di Verona in trasferta negli Emirati Arabi anche l’ex presidente della commissione UE: «Pesa l’assenza di leadership alternative al duopolio dei due Paesi. In assenza di azioni politiche concrete, Europa condannata a un ruolo secondario

Roberta Paolini

Un’Europa politicamente debole, che deve tornare ad essere arbitro nel contesto globale e il ruolo cruciale di Stati Uniti e Cina nel recuperare il terreno del dialogo. L’ex premier ed ex presidente della commissione Ue, Romano Prodi è intervenuto in videocollegamento alla XVII edizione del Forum Eurasiatico di Verona, in corso ieri ed oggi presso Al Hamra Convention Center di Ras Al Khaimah (EAU).L’Unione europea potrà ritrovare il suo ruolo nel contesto globale solo “lavorando insieme: ricostruendo il ruolo della commissione Ue si ricostruisce l’Europa”.

“Il problema vero è la crisi combinata di Francia e Germania e l’impossibilità di trovare una leadership alternativa in Europa”, ha osservato il Professore, “se non c’è una leadership di Francia e Germania, aiutati da vicino da Italia, Spagna e in questo momento Polonia, è difficile che si possa avere una politica europea”.

Arbitri nella politica mondiale

“L’Europa è un colosso economico che produce il 17% del Pil mondiale, identico alla Cina, ma con le divisioni interne e il diritto di veto non può avere una politica mondiale”, ha spiegato l’ex premier che guarda oltre: “se la Francia mettesse al servizio dell’Ue le due grandi prerogative che ha mantenuto, il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e il possesso dell’arma nucleare, allora l’Ue potrebbe tornare a essere un arbitro nella politica mondiale. Ma questo esige un’immaginazione politica che oggi non vedo”.

“Dobbiamo aspettare le elezioni tedesche e la soluzione della crisi francese”, ha aggiunto. "La situazione si è deteriorata da parecchio tempo," ha osservato Prodi, "non solo a causa della guerra in Ucraina, ma anche per le tensioni in Israele e per un quadro internazionale che non era così teso da decenni."

Le crisi inaspettate e le turbolenze previste

L’ex presidente della Commissione Europea ha evidenziato come, oltre alle crisi geopolitiche, stiano emergendo "crisi particolari all’interno dei sistemi democratici," con difficoltà visibili in paesi come Germania e Francia, tensioni negli Stati Uniti in vista delle elezioni presidenziali e inaspettate turbolenze in Corea del Sud. "Non è una derivazione diretta delle crisi internazionali," ha spiegato, "ma è un sintomo di un ‘turmoil’, di un turbamento globale."

"Ci troviamo in una fase di assestamento," ha aggiunto, "ma a differenza di altre crisi del passato, non c’è stato un dialogo immediato tra le parti." Prodi ha sottolineato come le elezioni americane stiano ritardando questo necessario chiarimento, aggiungendo: "Finché non si chiarirà la politica del Presidente americano e come evolverà il rapporto con il Presidente cinese, questa situazione internazionale continuerà a peggiorare, aumentando anche il rischio di incidenti."

Secondo Prodi, il cammino verso la stabilità globale passa attraverso un unico rimedio: "L’unico modo per iniziare a stabilizzare il quadro è un incontro diretto tra Trump e Xi Jinping."

L’Unione Europea gioca un ruolo secondario

Affrontando il ruolo dell’Unione Europea, Prodi non ha nascosto il suo scetticismo sulla capacità del continente di incidere in questo scenario. "Un tempo, l’Europa aveva un ruolo importante. Oggi, invece, è indebolita," ha detto. "C’è ancora uno spazio di manovra per ridare a Bruxelles lo standing che aveva, ma questo richiede un’azione politica concreta."

"La forza culturale dell’Europa esiste ancora," ha spiegato, "ma da sola non basta. Abbiamo fatto molte cose importanti in ambiti come l’ambiente e i diritti umani, ma senza forza politica non contano nulla."

Secondo Prodi, il problema principale è rappresentato dalla crisi combinata di Francia e Germania e dall’assenza di una leadership alternativa. "Si parla dei paesi baltici o della Polonia come voci emergenti," ha detto, "ma senza la guida di Francia e Germania, sostenute da Italia e Spagna, è difficile immaginare una politica europea unitaria." "Il futuro dipende da alcuni appuntamenti inevitabili: le elezioni tedesche e la risoluzione della crisi francese," ha aggiunto.

L’allargamento e l’inizio della decadenza

Prodi ha ricordato che "la decadenza del ruolo politico europeo non è iniziata oggi, ma dopo l’introduzione dell’euro e l’allargamento dell’Unione." Ha criticato la scelta di indebolire la Commissione Europea: "È stato un errore cui hanno contribuito Francia, Germania e Italia. La Commissione aveva una grande capacità di proposta e rappresentava il punto di incontro della volontà politica. Dopo la crisi finanziaria, invece, il potere si è spostato sul Consiglio, dove comandano i singoli Stati e ciascuno ha il diritto di veto."

"Per superare questa paralisi," ha affermato, "i paesi leader devono diventare consapevoli che ricostruire il peso della Commissione significa ricostruire l’Europa."

Sul tema della globalizzazione, Prodi ha delineato un futuro di "regionalizzazioni," con piccole e medie aree economiche che cercano di sfuggire alla logica di dazi e sanzioni. "Stiamo già andando verso una frammentazione del mondo. Se Trump manterrà le sue promesse, avremo separazioni regionali ancora più nette."

Prodi ha sottolineato che questa frammentazione porterà conseguenze negative per tutti: "Nessuno trae vantaggio da un mondo iper-frammentato. Accordi locali e tensioni locali non faranno che alimentare un futuro confuso, compromettendo lo sviluppo economico e politico."

"Per evitare questo scenario, è necessario un nuovo ordine globale, basato non sul comando di due superpotenze, ma su accordi che rendano possibili i compromessi," ha spiegato. "Non torneremo alla globalizzazione di prima, ma dobbiamo puntare a una globalizzazione tollerabile, condizionata dagli accordi tra governi. È l’unico modo per affrontare i conflitti in corso, inclusi quello ucraino e quello israelo-palestinese."

Prodi ha concluso sottolineando la responsabilità di Cina e Stati Uniti: "Non devono amarsi, ma hanno il dovere di trovare un compromesso, perché altrimenti anche i loro stessi paesi avranno difficoltà a svilupparsi. Senza dialogo il mondo scivolerà sempre più verso il caos totale."

 

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