Stretta alla cittadinanza, il centrodestra si spacca: la Lega chiede correttivi in Aula
Ius sanguinis e il caso degli oriundi brasiliani, Coin e Villanova: «No a limitazioni per i discendenti dei nostri emigrati»

Non solo il posizionamento in Europa. Gli alleati di governo litigano anche sul Pacchetto Cittadinanza, le misure approvate nell’ultimo Consiglio dei ministri, su proposta del ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, per limitare lo ius sanguinis ed evitare abusi. I deputati leghisti Dimitri Coin, trevigiano, e Graziano Pizzimenti preannunciano «doverosi correttivi» in Parlamento, puntando il dito contro «la stretta ai discendenti di chi è emigrato all’estero, in larga parte di origine veneta, lombarda, piemontese o friulana» da parte di chi pensa al contempo «di regalare la cittadinanza a giovani immigrati che spesso sono islamici».
Si accoda dal Veneto anche il capogruppo zaiano in Consiglio regionale Alberto Villanova: «Ci sono migliaia di oriundi italiani, discendenti di emigrati veneti, nel mondo. Uomini e donne orgogliosi delle loro radici. Pensare che ci sia qualcuno che preferirebbe limitare la possibilità di queste persone di ottenere la cittadinanza italiana, ma allo stesso tempo vorrebbe facilitare, con lo ius scholae, il percorso per giovani immigrati, spesso islamici, è una assurdità. Auspichiamo che arrivino correttivi a una proposta che davvero lascia perplessi».
Secca la replica di Forza Italia: «Stupisce che i deputati della Lega dicano cose diverse rispetto a quello che hanno votato i loro stessi ministri in Consiglio dei ministri», dove sul provvedimento «erano tutti d’accordo» .
La critica dei parlamentari leghisti corre su due binari: da un lato contestano «l’idea di limitare ai discendenti italiani emigrati all’estero l’accesso alla cittadinanza» (perché «si parla di nostri nonni, bisnonni, che vengono da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte»), dall’altro stroncano lo Ius Italiae, la seconda gamba della riforma sulla cittadinanza proposta dagli azzurri.
Il partito di Salvini spedisce la palla in campo meloniano, tirando in ballo le critiche sulla riforma dello ius sanguinis espresse dall’eurodeputata di FdI, Elena Donazzan («Dal centrodestra un errore culturale, hanno sangue italiano, altri ci invadono»).
«Alcuni esponenti della Lega di Veneto e Friuli Venezia Giulia si sono limitati a rispondere a delle domande suscitate dall’intervista di Elena Donazzan», rimarcano fonti leghiste, sottintendendo che un certo disappunto sulla norma sia trasversale nel centrodestra. E a confermarlo arriva il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi: «Il testo va assolutamente migliorato, va cambiato – osserva – bisogna non avere un pregiudizio nei confronti delle nostre comunità all’estero. In questo caso siamo d’accordo con la Lega». Un commento che spiazza il centrodestra, tanto che l’azzurra Debora Bergamini interviene dichiarando: «Spiace leggere» che «tra i tanti perplessi del giorno dopo ci sia anche Lupi».
La riforma, in realtà, arriva come un fulmine a ciel sereno in Argentina, uno dei paesi con la maggiore comunità di migranti all’estero. “Drastica svolta” , titola, ad esempio, il quotidiano La Nacion .
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