L’ambasciatore tedesco Lucas: «Economia unica tra Nord Italia e Sud Germania»
Hans-Dieter Lucas è stato protagonista di un’intensa due giorni di incontri a Trieste: «Mercato e aziende sempre più interconnesse e la competitività potrà crescere. Per Fvg e Veneto un ruolo di primo piano»

Nord Italia e Sud della Germania da considerare come «spazio economico unico che deve diventare sempre più competitivo» e nel quale Friuli Venezia Giulia e Veneto svolgono un ruolo definito «molto importante», grazie alla collaborazione consolidata con le aziende tedesche, oltre a mantenere un appeal intramontabile agli occhi dei turisti teutonici. Partono da qui le riflessioni dell’ambasciatore tedesco in Italia Hans-Dieter Lucas, protagonista di un’intensa due giorni di incontri a Trieste conclusa con una visita alla redazione del Piccolo.
L’occasione per condividere un’analisi a 360 gradi sull’attualità, dalle dinamiche transatlantiche alla situazione politica della Germania, dove si sta formando il nuovo governo, dal peso di Italia e Nord est all’allargamento dei Balcani.
Qual è la sua impressione sulle relazioni tra Europa e Stati Uniti in questa fase?
«C’è la convinzione, in Germania, che gli Stati Uniti siano un partner fondamentale nella difesa e che debbano restare a fianco dell’Europa. Certamente le dichiarazioni di Trump fanno sorgere delle domande sul futuro di queste relazioni, sul commercio oltre che sulla sicurezza e sulla guerra in Ucraina. Ma anche per le relazioni transatlantiche, la condizione imprescindibile è che l’Europa sia forte e unita».
L’ad Folgiero ha parlato di Fincantieri come di una «piattaforma di collaborazione» ricordando «la possibilità di ottimizzazione della spesa comune con la Germania sui sommergibili». Che ne pensa?
«Rafforzare la difesa europea e diventare più indipendenti dagli Stati Uniti è una necessità. Per fare questo bisogna costruire un’industria europea per la difesa. E spendere in modo più efficace, semplificare l’acquisto, standardizzare e aumentare la produzione»
Quindi è favorevole a un aumento degli investimenti per il riarmo dell’Ue?
«Sì, bisogna aumentare la spesa. Infatti i partiti che stanno formando la nuova coalizione di governo in Germania (Cdu-Csu e Spd, ndr) hanno deciso di modificare il tetto al debito, in modo che la spesa per la difesa oltre l’1% del Pil venga esclusa. Ma spendere di più non basta, si deve spendere in modo più efficace».
Come procede la formazione del nuovo governo?
«Le trattative sono in corso sull’accordo di coalizione. L’intenzione è di formare un governo entro Pasqua e sarebbe fondamentale anche per l’Europa. È stato anche trovato un compromesso con i Verdi sugli investimenti per la difesa. E ci sono 500 miliardi pronti per le infrastrutture e il clima»
La impressiona la crescita in Germania dei consensi dell’estrema destra?
«Mi preoccupa. L’estrema destra ha raggiunto il 20% nelle ultime elezioni. Significa che c’è una polarizzazione, un voto di protesta che cresce. Negli scorsi dieci anni abbiamo visto una grande destabilizzazione a causa delle tante crisi: la questione migratoria, il Covid e poi la guerra in Ucraina. Una destabilizzazione che si sente in particolare nell’Est della Germania. Le crisi profonde portano storicamente al rafforzamento dell’estremismo. Un fenomeno che conosciamo bene in Germania e anche nel resto d’Europa. Conforta che la grande maggioranza dei tedeschi abbia votato per i partiti europeisti, atlantisti e democratici. E conforta anche la partecipazione al voto che ha superato l’82%. Un buon segnale per la vitalità della nostra democrazia ».
La situazione economica tedesca desta ancora preoccupazione?
«Piccoli segnali di miglioramento ci sono, ma la stagnazione c’è. La priorità assoluta è rilanciare la crescita, per questo la nuova coalizione di governo vuole investire di più in infrastrutture, difesa, energia. Spendere non basta, ma vanno create le condizioni per una crescita sostenibile. Sburocratizzare e creare un mercato europeo unico per il capitale».
E la relazione economica tra Italia e Germania?
«Resta molto forte tradizionalmente. Nord Italia e Sud della Germania sono praticamente uno spazio economico unico. Possiamo lavorare insieme per migliorare ancora di più la competitività. Le indicazioni di Mario Draghi ed Enrico Letta sono secondo me una bussola per rilanciare la crescita. E ci sono tanti progetti bilaterali, a cominciare da Ita-Lufthansa, dal corridoio dell’idrogeno verde e dalla portualità»
A questo proposito, nel porto di Trieste la Germania con Hhla è protagonista. Come valuta il progetto della Via del Cotone che, ritenuta antitetica alla Via della Seta voluta da Pechino, vedrebbe Trieste Porto d’ingresso in Europa?
«Un progetto importante per l’Italia e per la Germania. Trieste è un punto d’arrivo del commercio mondiale, in particolare dall’Est e dal Sud del mondo, e quindi penso che possa davvero diventare, consolidando la sua crescita, un porto d’ingresso importante in Europa».
Più in generale come considera il ruolo del Fvg dal punto di vista economico, logistico e turistico?
«È molto importante nel contesto delle relazioni italo-tedesche, con una grande storia, anche dolorosa purtroppo e in questo senso, mi ha toccato molto la visita alla Risiera di San Sabba. Una regione oggi molto dinamica, con un ruolo di primo piano nella logistica come dimostra il progetto di Hhla. I turisti tedeschi amano molto questo territorio, la sua arte, la sua cucina. E mi ha impressionato incontrare a Trieste gli studenti del Petrarca che mi hanno parlato tutti in un ottimo tedesco. Tra l’altro qui c’è un sostegno importante da parte della Regione e ne ho parlato con il governatore Fedriga. La conoscenza del tedesco è condizione importante anche per costruire un futuro economico comune. L’inglese non basta».
Allargando il quadro al Nord Est, qual è il suo giudizio sul Veneto?
«Anche il Veneto è una regione molto importante per noi. Due settimane fa ho partecipato a una conferenza organizzata da Confindustria con le 50 aziende del territorio che lavorano con le aziende tedesche. C’è grande dinamismo e poi, dal punto di vista turistico, da Verona a Venezia, è una regione straordinaria»
La Commissaria Ue all’allargamento Marta Kos frena sull’adesione dei Balcani occidentali: al 2030 si può pensare a «uno, due, tre Paesi sulla linea di arrivo». Non tutti quindi. È d’accordo, anche pensando alle grandi trasformazioni dello scenario geopolitico attuale?
«L’allargamento dell’Ue è una necessità strategica, non dobbiamo lasciare questa parte d’Europa alla Russia e alla Cina. Il governo tedesco sostiene il processo di avvicinamento di questi Paesi, che devono però raggiungere standard adeguati a livello di democrazia e di stato di diritto. Dobbiamo essere aperti e chiari». —
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